Lanciano blindata, via al processo per la rapina nella villa

In tribunale misure straordinarie di sicurezza per l'udienza preliminare. Alla sbarra sette romeni, il giudizio con il rito abbreviato

LANCIANO. Tribunale blindato per l’udienza preliminare di questa mattina, lunedì 24 giugno, sulla rapina avvenuta il 23 settembre 2018 nella villa dei coniugi Carlo Martelli e Niva Bazzan.

In via Fiume scattano i divieti di sosta e di circolazione, mentre – su disposizione del presidente del tribunale Riccardo Audino – viene limitato l’afflusso di persone al terzo piano dove si svolge l’udienza: fuori anche i giornalisti. Non solo: Palazzo di giustizia viene presidiato dalle forze dell’ordine, con le udienze civili, penali e del lavoro spostate al piano terra. Misure straordinarie per un processo su un caso drammatico che ha scosso non solo Lanciano.
I cartelli di divieto sono stati collocati due giorni fa. C’è il divieto di sosta, con rimozione forzata, dalle 6 alle 16 in via Fiume; quello di circolazione nella stessa via e in via Monte Grappa, dalle 8 fino al termine dell’udienza.

Alexander Bogadan Coltenau, 26 anni

Area blindata dove è previsto l'arrivo dei 7 imputati che devono comparire davanti al giudice Giovanni Nappi. Sono i fratelli Ion Cosmin e Costantin Aurel Turlica, Ruset Aurel, Alexandru Bogadan Colteanu (che non ha mai parlato finora), George Ghiviziu, Marius Adrian Martin (l’unico fuggito in Romania ma poi catturato), tutti accusati di concorso in rapina pluriaggravata, lesioni gravissime (40 giorni la prognosi di Martelli a cui nel pestaggio hanno rotto una vertebra, mentre alla Bazzan il taglio di metà orecchio con una roncola di 15 centimetri ha causato un danno permanente) e sequestro di persona. Mentre Gheorghe Traian Jacota, 48 anni, risponde di favoreggiamento, perché cercò di aiutare a fuggire Ghiviziu.

I legali intendono chiedere tutti riti abbreviati. L’avvocato Vincenzo Menicucci che rappresenta Jacota  vuole che sia ascoltato un teste, ma la sua posizione è ritenuta marginale rispetto ai membri del «commando», come è definita la banda romena dagli inquirenti.

In aula  5 faldoni e oltre 1.200 pagine di accuse della procuratrice capo Mirvana Di Serio, che ha coordinato le indagini della polizia di Lanciano, dalla Mobile di Chieti e dei carabinieri di Lanciano. Prove schiaccianti quelle contro la banda, soprattutto quelle della Scientifica con gli 80 reperti sequestrati il giorno della rapina e in quelli successivi nella villa, nella casa di corso Roma dove vivevano i Turlica, nella Golf e nella Bmw usate la notte del colpo e nel borsone con tute, scarpe, passamontagna e guanti usati durante la rapina. Senza dimenticare neppure lo scotch e le fascette usate per imbavagliare e legare il medico e la moglie: gli inquirenti hanno rinvenuto impronte, tracce ematiche e biologiche da cui è stato estratto anche il Dna dei rapinatori. Tutti rei confessi, tranne Colteanu.

I banditi entrarono nella villa alle 4 del 23 settembre, per uscirne alle 6 con tre orologi, un anello, due catenine, un paio di orecchini d’oro, 1.990 euro. Ma, soprattutto, dopo aver pestato a sangue e con estrema crudeltà i coniugi Martelli “colpevoli”, secondo loro, di non rivelare dove fosse la cassaforte. Una cassaforte che, nella villa di Lanciano, non c’è mai stata.
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