Papà assolto dall’accusa di violenza sessuale
A mandarlo sotto processo era stata la figlia di 14 anni. La sentenza del tribunale: il fatto non sussiste
VASTO. Assolto perché il fatto non sussiste. La sentenza del Tribunale di Vasto mette fine all’incubo di un uomo di 53 anni, residente nel Vastese, finito a processo con l’accusa di aver abusato sessualmente della figlia 14enne. Il fatto più triste è che ad accusarlo è stata proprio la ragazzina.
Il difensore dell’imputato, l’avvocato Gabriele D’Ugo, è riuscito a convincere i giudici che quell’uomo era forse stato un padre ossessivo e possessivo, ma di certo non un padre orco. La difesa dell’imputato ha scardinato l’impianto accusatorio facendo leva anche sulla presunta coerenza dell’adolescente, evidenziando come dalle versioni raccontate dalla giovane emergessero incongruenze palesi anche su aspetti centrali della vicenda, e che non fosse stato considerato adeguatamente il profilo caratteriale del padre. Sarebbero state trascurate, in sostanza, le caratteristiche caratteriali dell’uomo che avrebbero potuto portare a conclusioni diverse. «Il mio cliente è un uomo che ha cresciuto la figlia da solo da quando la piccola aveva 8 anni», spiega l'avvocato D’Ugo.
Tre anni fa, quando la figlia non aveva ancora compiuto 14 anni, sono arrivate le accuse che lo hanno dilaniato. Il racconto della ragazzina, finita in una comunità educativa, è costato al papà il rinvio a giudizio con l’accusa di violenza sessuale continuata, aggravata dalle minacce che l’uomo avrebbe rivolto alla figlia obbligandola al silenzio. L’imputato ha rischiato una pena che va da 6 a 12 anni.
È stata una battaglia dura, fatta di perizie, interrogatori e riscontri. La difesa ha subito evidenziato le caratteristiche caratteriali dell’accusato che lo hanno portato ad accentuare all’estremo il proprio attaccamento alla figlia. In sostanza, ossessivo e possessivo sì, violento no. Il processo è durato tre anni e, alla fine, le incongruenze della giovane accusatrice e le patologie dell’accusato hanno spinto i giudici ad accogliere la richiesta d’assoluzione della difesa.
«La sentenza», dice l’avvocato D’Ugo, «restituisce un po’ di serenità a un uomo devastato dalle accuse arrivate da una persona a lui tanto cara. È una vicenda che ha imposto le dovute cautele. Non sarà certo facile per lui dimenticare l’incubo vissuto».
(p.c.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
Il difensore dell’imputato, l’avvocato Gabriele D’Ugo, è riuscito a convincere i giudici che quell’uomo era forse stato un padre ossessivo e possessivo, ma di certo non un padre orco. La difesa dell’imputato ha scardinato l’impianto accusatorio facendo leva anche sulla presunta coerenza dell’adolescente, evidenziando come dalle versioni raccontate dalla giovane emergessero incongruenze palesi anche su aspetti centrali della vicenda, e che non fosse stato considerato adeguatamente il profilo caratteriale del padre. Sarebbero state trascurate, in sostanza, le caratteristiche caratteriali dell’uomo che avrebbero potuto portare a conclusioni diverse. «Il mio cliente è un uomo che ha cresciuto la figlia da solo da quando la piccola aveva 8 anni», spiega l'avvocato D’Ugo.
Tre anni fa, quando la figlia non aveva ancora compiuto 14 anni, sono arrivate le accuse che lo hanno dilaniato. Il racconto della ragazzina, finita in una comunità educativa, è costato al papà il rinvio a giudizio con l’accusa di violenza sessuale continuata, aggravata dalle minacce che l’uomo avrebbe rivolto alla figlia obbligandola al silenzio. L’imputato ha rischiato una pena che va da 6 a 12 anni.
È stata una battaglia dura, fatta di perizie, interrogatori e riscontri. La difesa ha subito evidenziato le caratteristiche caratteriali dell’accusato che lo hanno portato ad accentuare all’estremo il proprio attaccamento alla figlia. In sostanza, ossessivo e possessivo sì, violento no. Il processo è durato tre anni e, alla fine, le incongruenze della giovane accusatrice e le patologie dell’accusato hanno spinto i giudici ad accogliere la richiesta d’assoluzione della difesa.
«La sentenza», dice l’avvocato D’Ugo, «restituisce un po’ di serenità a un uomo devastato dalle accuse arrivate da una persona a lui tanto cara. È una vicenda che ha imposto le dovute cautele. Non sarà certo facile per lui dimenticare l’incubo vissuto».
(p.c.)
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