Prosciolti, due carabinieri chiedono i danni allo Stato
Coinvolti nella vicenda del giudice La Rana (anche lui innocente) i marescialli citano in giudizio la presidenza del consiglio per 800 mila euro di risarcimento
VASTO. Dopo dieci anni di sofferenza ora chiedono una risposta adeguata al danno subito. Due sottufficiali dei carabinieri, C.D. e A.M. coinvolti ingiustamente nell'odissea giudiziaria del giudice Antonio La Rana conclusa anche per quest'ultimo con una sentenza definitiva di assoluzione), pretendono di essere risarciti dallo Stato. I due marescialli, accusati di concorso in calunnia, vennero allontanati da Vasto.
«Per molti anni sono stati lontano dalle famiglie e hanno subito giudizi negativi che non meritavano», affermano i loro legali, Arnaldo Tascione, Giuseppina Di Risio e Pierpaolo Andreoni. Gli avvocati hanno presentato un atto di citazione per risarcimento danni alla presidenza del Consiglio dei ministri di 400mila euro a testa.
«I militari», spiegano i penalisti, «hanno subito indebitamente un calvario processuale durato quasi un decennio che ha leso in modo irrimediabile la loro sfera patrimoniale, pregiudicando al contempo gravemente il loro status familiare e le opportunità di carriera», dichiarano Tascione, Di Risio e Adreoni.
Gli avvocati ritengono sia ravvisabile negligenza e inerzia delle autorità inquirenti e requirenti dell'epoca. Fortunatamente sia la pubblica accusa chiamata a giudicarli che il Gup del Tribunale di Vasto hanno deciso nel 2011 la loro assoluzione.
La richiesta di risarcimento sarà valutata dai giudici di Campobasso, competenti per le vicende legate a magistrati abruzzesi.
La storia ha inizio nel 2003 con l'iscrizione da parte della Procura della Repubblica di Vasto dei due sottufficiali nel registro degli indagati. I due militari vengono coinvolti nella vicenda giudiziaria dell'ex pm di Vasto, Antonio La Rana accusato di tentata concussione e abuso in atti d'ufficio. Una storia fatta di 8 anni di udienze, 20 magistrati che si sono occupati del caso, 12 imputati, 400 testimoni, 20 difensori di fiducia. Ai due militari vengono contestati gli articoli 110 e 368: concorso in calunnia. Gli atti per competenza territoriale vengono trasmessi a Bari che a sua volta li restituisce a Vasto. Dopo qualche mese il fascicolo torna per la seconda volta a Bari. Gli indagati vengono rinviati a giudizio. Il 31 marzo 2010 il Tribunale pugliese rinvia nuovamente il fascicolo al pm di Vasto. Ed è stata la Procura vastese a mettere fine alla interminabile vicenda. La pubblica accusa ha espresso il proprio convincimeto sull'insussistenza dei reati e il Gup il 22 novembre 2011 li ha assolti.
«É evidente che qualcosa non ha funzionato. Quello che hanno subito i due militari è stato davvero molto doloroso. Ora sono loro a chiedere giustizia», affermano Tascione, Di Risio e Andreoni.
Paola Calvano
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