Uccise la madre: assolto perché incapace

Delitto Tiberio, il Gup revoca la custodia a Salvatore. Resta il processo per figlia e nipote della vittima

LANCIANO. Uccise la madre: assolto perché incapace di intendere e volere e revoca della custodia cautelare. È la sentenza emessa, con rito abbreviato, dal giudice per le udienze preliminari Massimo Canosa, nei confronti di Carmine Antonio Salvatore, 70 anni, accusato di aver ucciso la madre, Elda Tiberio, nel febbraio 2012.

Secondo l’accusa l’anziana morì nella sua casa di via Galilei, nella notte tra il 3 e il 4 febbraio 2012, in seguito alle percosse del figlio, affetto da disturbi psichici. In aula però, non è stato dimostrato il nesso causale tra le lesioni che sarebbero state causate dalle percosse e il decesso dell’anziana, 93enne, che sarebbe invece sopravvenuto per ischemia coronarica.

La perizia, chiesta dall’avvocato di Salvatore, Massimiliano Piacentino Sichetti, ha d’altronde rafforzato la tesi della difesa che ha dimostrato che la Tiberio è deceduta a causa dei problemi cardiaci di cui soffriva e non per le percosse, un pugno in fronte e altri colpi sul corpo che sarebbero stati sferrati da Salvatore al culmine di un litigio, perché pare che la Tiberio si rifiutasse da giorni di mangiare.

Le botte sarebbero state solo una concausa. La perizia psichiatrica della Procura ha inoltre dimostrato che Salvatore era incapace d’intendere e di volere al momento del fatto. Condizione, questa, riconosciuta dal giudice, che ha emesso la sentenza di assoluzione perché l’imputato è incapace di intendere e volere.

Chiuso il processo per omicidio volontario, resta invece aperta l’inchiesta che riguarda l’altra figlia della Tiberio, Maria Michela Salvatore, e il nipote, Giovanni Rizzolo, accusati di omissione di soccorso. Secondo la Procura i due familiari, la notte dell’omicidio non chiamarono subito il 118 quando soccorsero la donna. La medicarono e la rimisero a letto. Un gesto che, per la difesa, sarebbe avvenuto in seguito alla richiesta della madre che avrebbe detto alla figlia e al nipote di non volere andare in ospedale visto che perdeva sangue solo da una gamba. (t.d.r.)

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