Mastrogiurato, le radici di Lanciano
Al corteo storico guidato da Gianni Orecchioni, sbandieratori, mangiafuoco e cavalieri
LANCIANO. Nuvole nere, vento forte non hanno fermato la 36esima rievocazione storica dell’investitura del Mastrogiurato. «Nel nome del popolo di Lanciano e con i poteri a noi concessi dai decurioni di questa università, noi Mastrogiurato, davanti a Dio e a tutti voi: giuriamo che amministreremo la fiera di Lanciano e garantiremo la libertà di commercio con ferma autorità, con giuste sentenze ed ottimo discernimento. Faremo in modo che l’emporio dei Frentani, secondo il costume degli antenati, accolga benignamente e generosamente le genti di ogni paese».
Questo è il discorso pronunciato dal Mastro delle Fiere, il professor Gianni Orecchioni, al momento dell’investitura, quando ha indossato il mantello di velluto rosso bordato di pelliccia, il cappello e la catena d’oro, ha ricevuto lo spadino e le chiavi della città. Un giuramento ancora attuale e che racchiude i compiti di questo magistrato istituito da re Carlo II D’Angiò nel 1304. Scelto tra i nobili, il Mastrogiurato sorvegliava i mercati e gli approvvigionamenti durante le fiere, amministrava la giustizia civile e penale, assicurava la “pace di fiera” ai mercanti di ogni nazione e religione. Dopo il giuramento, al suono delle chiarine e al battere dei tamburi il corteo, formato da 700 figuranti con delegazioni straniere, come quelle di Szydlow (Polonia), di Visegrad (Ungheria), di Riedenbug e di Landshut Bayern (Germania), si è recato all’area fiera, l’ex ippodromo per aprire le fiere. Un lungo corteo guidato dal rione Borgo, seguito da Sacca, Civitanova e Lancianovecchia, fatto di dame in abiti di velluto e lunghi strascichi, di ancelle e paggi, cavalieri, armigeri e guardie stretti nelle armature. Mentre il corteo sfilava in piazza, dalle 17.30, la folla ha ammirato i volteggi delle bandiere del gruppo Tamburi e Alfieri del Mastrogiurato, e del sestiere di Porta Romana Quintana Ascoli Piceno. Hanno rapito gli sguardi il gruppo Tamburini di Montecassiano, le danzatrici del ventre Elisa e Layal, i mangiafuoco e i cavalieri dell’Ordine di San Giorgio di Visegrad.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Questo è il discorso pronunciato dal Mastro delle Fiere, il professor Gianni Orecchioni, al momento dell’investitura, quando ha indossato il mantello di velluto rosso bordato di pelliccia, il cappello e la catena d’oro, ha ricevuto lo spadino e le chiavi della città. Un giuramento ancora attuale e che racchiude i compiti di questo magistrato istituito da re Carlo II D’Angiò nel 1304. Scelto tra i nobili, il Mastrogiurato sorvegliava i mercati e gli approvvigionamenti durante le fiere, amministrava la giustizia civile e penale, assicurava la “pace di fiera” ai mercanti di ogni nazione e religione. Dopo il giuramento, al suono delle chiarine e al battere dei tamburi il corteo, formato da 700 figuranti con delegazioni straniere, come quelle di Szydlow (Polonia), di Visegrad (Ungheria), di Riedenbug e di Landshut Bayern (Germania), si è recato all’area fiera, l’ex ippodromo per aprire le fiere. Un lungo corteo guidato dal rione Borgo, seguito da Sacca, Civitanova e Lancianovecchia, fatto di dame in abiti di velluto e lunghi strascichi, di ancelle e paggi, cavalieri, armigeri e guardie stretti nelle armature. Mentre il corteo sfilava in piazza, dalle 17.30, la folla ha ammirato i volteggi delle bandiere del gruppo Tamburi e Alfieri del Mastrogiurato, e del sestiere di Porta Romana Quintana Ascoli Piceno. Hanno rapito gli sguardi il gruppo Tamburini di Montecassiano, le danzatrici del ventre Elisa e Layal, i mangiafuoco e i cavalieri dell’Ordine di San Giorgio di Visegrad.
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