Ateneo, meno corsi tagli al personale e l’incognita tasse
La rettrice Inverardi: «Saremo un laboratorio aperto pronti a scommettere sulla collaborazione con il territorio»
L’AQUILA. «Un laboratorio, aperto al territorio, che parteciperà attivamente al processo di ricostruzione della città, coinvolgendo i vari soggetti istituzionali e produttivi nell’attività formativa e in quella legata alle esperienze lavorative». È questo il modello di ateneo tracciato dalla rettrice Paola Inverardi nel suo discorso di apertura dell’anno accademico. Il suo primo intervento davanti a una folta platea composta da docenti e personale dell’Università, ma anche da politici e rappresentanti delle istituzioni Pochi gli studenti, assente l’ex rettore Ferdinando di Orio, mentre il ministro Carlo Trigilia si è materializzato solo attraverso un videomessaggio con il quale è calato il sipario sulla cerimonia. La Inverardi, da poco alla guida dell’ateneo aquilano, ha illustrato quella che sarà la strategia di sviluppo dell’università aquilana che «non avrà futuro senza il coinvolgimento di tutti gli attori. c C’è bisogno di un nuovo modello di rapporto tra città e università che, è bene ricordarlo, produce cultura lavoro e servizi. Ma tutti dovranno fare, e bene, la loro parte. La Regione dovrà mettere in campo servizi adeguati di diritto allo studio e il Comune dovrà agevolare la mobilità e l’accoglienza degli studenti».
Quindi i dati dai quali partire per fotografare l’esistente e progettare il futuro. Pochi i laureati rispetto al numero degli iscritti che, dopo il picco registrato nel 2009 legato alla sospensione delle tasse (in vigore anche per l’anno accademico 2013-2014), è ora attestato a quota 24300. Una divaricazione, quella tra iscritti e laureati, che la rettrice ha definito allarmante. «Ciò significa che abbiamo troppi studenti inattivi e che sarà necessario riallineare questi due dati». Quindi la questione del personale, «sempre più ridotto, da dieci anni in qua, a causa del blocco del turn over che durerà fino al 2016. In calo anche l’offerta formativa riconducibile ai requisiti minimi nel rapporto fra numero di studenti e docenti». E poi l’altra nota dolente, ovvero la ricerca. «L’Italia dedica alla ricerca solo 4 posti di lavoro su mille. L’Abruzzo è una regione di transizione, dove esistono zone arretrate ma anche un buon sistema formativo e di ricerca, che oltre alle tre università vanta adesso anche il nuovo Gran Sasso science institute».
Quindi gli obiettivi: «Ricerca di una maggiore attrattività, crescita dell’occupazione e valorizzazione delle competenze professionali già esistenti». Senza dimenticare di insistere su concetti come «la necessità di internazionalizzazione, e un rapporto più stretto con le scuole superiori».
A seguire, di grande impatto l’intervento di Valentina Ciaccio, presidente del consiglio studentesco, che ha fatto richieste e puntato il dito (senza risparmiare nessuno) «contro la disattenzione fin qui mostrata nei confronti degli studenti».
La prolusione è stata affidata al professore Edoardo Alesse che ha tenuto una lezione su «Innovazione tecnologica in medicina: un’opportunità per l’università aquilana». La cerimonia si è chiusa con il saluto di Alfonso Celotto, capo di gabinetto del ministro Trigilia il quale, trattenuto a Roma, ha optato per un videomessaggio.
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