Carcere, due soluzioni anti-caos
Proposte la chiusura della casa lavoro e il trasferimento degli internati. I sindacati: «cautamente ottimisti»
SULMONA. La chiusura della casa di lavoro e la ricollocazione degli internati in altre strutture. Due notizie che portano uno spiraglio di luce nella drammatica situazione in cui versa il carcere di Sulmona. Le ipotesi arrivano direttamente dal Dap con l'annuncio da parte del Provveditorato regionale dell'istituzione del servizio aziendale di medicina penitenziaria. Mentre i sindacati si dicono «cautamente ottimisti». Più volte il supercarcere di via Lamaccio è salito alla ribalta delle cronache per i tanti suicidi dei detenuti, ospiti della casa lavoro, che si sono verificati nel corso degli anni.
«Ci aspettiamo fatti che al momento, a dir la verità, non ancora si vedono», fanno sapere i sindacalisti della Uil penitenziari tramite il loro esponente Mauro Nardella, «va da sè che la circolare emanata dal competente ufficio del ministero della Giustizia ci rende cautamente ottimisti. Il potenziamento dei ruoli dei sovrintendenti e degli agenti-assistenti uniti alla chiusura della casa di lavoro potrebbero finalmente allontanare lo spettro del collasso che una struttura come quella sulmonese ha più volte sfiorato e che grazie solo al notevole senso di abnegazione e al forte spirito di sacrificio del personale di stanza presso l'istituto peligno si è scongiurato».
Per evitare ulteriori criticità il Provveditorato ha deciso di non inviare altri detenuti nel carcere di Sulmona provvedendo a sfollare la sezione detenuti comuni di diverse unità. In merito alle segnalazioni operate dal direttore della casa di reclusione di Sulmona, Sergio Romice, sull'organizzazione interna del servizio sanitario, il Provveditorato regionale, in accordo con la Asl, ha quindi provveduto con apposita delibera, a istituire il servizio aziendale di medicina penitenziaria.
Un servizio che dovrebbe consentire una gestione delle risorse più efficace e aderente alle effettive necessità del carcere di Sulmona, dove bisogna ricordare, sono recluse oltre 150 persone affette da problemi psichici. Il Dap ha poi annunciato che è all'attenzione della competente direzione del personale, il potenziamento dell'organico di polizia penitenziaria.
«Questi segnali», prosegue Nardella, «uniti a una politica concreta dell'attuale direzione che ha trovato il coraggio di affrontare con criterio vecchie questioni quali il pagamento degli arretrati degli straordinari e soprattutto delle missioni, ci consentono di ripristinare le relazioni sindacali con la direzione stessa interrotte in precedenza per le stesse ragioni».
«Ci aspettiamo fatti che al momento, a dir la verità, non ancora si vedono», fanno sapere i sindacalisti della Uil penitenziari tramite il loro esponente Mauro Nardella, «va da sè che la circolare emanata dal competente ufficio del ministero della Giustizia ci rende cautamente ottimisti. Il potenziamento dei ruoli dei sovrintendenti e degli agenti-assistenti uniti alla chiusura della casa di lavoro potrebbero finalmente allontanare lo spettro del collasso che una struttura come quella sulmonese ha più volte sfiorato e che grazie solo al notevole senso di abnegazione e al forte spirito di sacrificio del personale di stanza presso l'istituto peligno si è scongiurato».
Per evitare ulteriori criticità il Provveditorato ha deciso di non inviare altri detenuti nel carcere di Sulmona provvedendo a sfollare la sezione detenuti comuni di diverse unità. In merito alle segnalazioni operate dal direttore della casa di reclusione di Sulmona, Sergio Romice, sull'organizzazione interna del servizio sanitario, il Provveditorato regionale, in accordo con la Asl, ha quindi provveduto con apposita delibera, a istituire il servizio aziendale di medicina penitenziaria.
Un servizio che dovrebbe consentire una gestione delle risorse più efficace e aderente alle effettive necessità del carcere di Sulmona, dove bisogna ricordare, sono recluse oltre 150 persone affette da problemi psichici. Il Dap ha poi annunciato che è all'attenzione della competente direzione del personale, il potenziamento dell'organico di polizia penitenziaria.
«Questi segnali», prosegue Nardella, «uniti a una politica concreta dell'attuale direzione che ha trovato il coraggio di affrontare con criterio vecchie questioni quali il pagamento degli arretrati degli straordinari e soprattutto delle missioni, ci consentono di ripristinare le relazioni sindacali con la direzione stessa interrotte in precedenza per le stesse ragioni».
© RIPRODUZIONE RISERVATA