Casette in zone alluvionali ordinato lo sgombero
Il provvedimento del sindaco Cialente: «Altissimo il rischio di esondazione Quei manufatti vanno demoliti per ragioni di sicurezza e di tutela della legalità»
L’AQUILA. Sgombero immediato, legato a ragioni di sicurezza, delle casette provvisorie realizzate in zone a grave rischio di dissesto idreogeologico (P4). È quanto è stato deciso ieri mattina nel corso della riunione settimanale tenuta dal sindaco Massimo Cialente con i dirigenti comunali e i componenti della giunta. Dunque il Comune, già alla fine del 2011 sollecitato dall’allora prefetto Giovanna Maria Rita Iurato a disporre lo sgombero e la demolizione di quelle case, ora – forte anche di alcune sentenze del Tar– ha deciso di passare alle vie di fatto.
«Abbiamo verificato», ha spiegato il sindaco Cialente, «l’esistenza di manufatti temporanei ad uso abitativo realizzati, a seguito del sisma, in spregio alle norme in materia urbanistica, in aree cosiddette P4, ossia ad altissimo rischio idrogeologico e di esondazione. Per ragioni di sicurezza e di tutela della legalità non è possibile tollerare oltre tali palesi e acclarati abusi, tanto più che il Comune è già intervenuto con una disposizione di smantellamento, ottenendo anche il disco verde del Tribunale amministrativo regionale che ha bocciato i ricorsi presentati da alcuni proprietari delle casette in questione. Pertanto, i cittadini che vivono in tali manufatti sono tenuti a liberarli immediatamente. Coloro che sono titolati ad avere i benefìci in termini di assistenza alla popolazione, vale a dire quanti hanno l’abitazione principale in categoria E e in assenza di dichiarazione di fine lavori, possono recarsi negli uffici competenti, in via Rocco Carabba, per chiedere l’assegnazione di un alloggio nei quartieri del Progetto Case o Map. Ricordo», ha concluso il sindaco, «che, in caso di mancato adempimento a quanto disposto, si procederà allo sgombero forzato, anche ricorrendo alla forza pubblica. Mi rendo conto della gravità, anche sociale, di un tale atto, tuttavia assolutamente necessario anche alla luce di quanto emerso nel corso dei tavoli istituzionali per l’ordine e la sicurezza pubblica e in relazione alla mia delega in materia di Protezione civile».
Intanto, i dipendenti comunali del settore Urbanistica stanno effettuando una verifica globale della situazione, anche per quanto riguarda le case di legno che insistono in aree P3, ossia caratterizzate dal medesimo rischio, seppure meno accentuato, ma comunque inedificabili.
«Per tutte le costruzioni provvisorie», ha aggiunto il primo cittadino, «verranno verificati i requisiti di legge ai sensi della normativa vigente, sia in materia urbanistica che di disposizioni post-sisma».
Una cinquantina, secondo quanto riferito da Cialente, le casette per le quali dovrà scattare la demolizione perché realizzate lungo l’Aterno – in gran parte tra Coppito e Cansatessa e alcune a Monticchio – in zone a rischio altissimo di esondazione.
La questione era stata al centro, già sul finire del 2011, di un acceso scontro tra lo stesso Cialente e l’allora prefetto Iurato che «invitò» il sindaco a ordinare la demolizione delle case realizzate, in barba ai vincoli di inedificabilità, in zone ad altissimo rischio alluvionale.Allora Cialente si oppose alla Iurato. Ora, dopo le verifiche eseguite e i ricorsi contro le demolizioni (una decina) bocciati dal Tar, l’amministrazione comunale ha deciso, anche per evitare il rischio di incorrere in eventuali omissioni, di procedere in modo spedito con le demolizioni.
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