D’Ercole ausiliare con pieni poteri
Il vescovo s’insedia, gestirà i beni diocesani. Letta diserta la cerimonia.
L’AQUILA. «L’Aquila bella me’: che te possa revede’». Strappa applausi, il vescovo Giovanni D’Ercole, immediato ed efficace dal pulpito di Pettino così come fa, da anni, in televisione. Folla alla prima messa del primo collaboratore di Molinari, che riceve ampi poteri.
ECCO COSA FARÀ. È il cancelliere Sergio Maggioni a elencare i poteri che Molinari ha già conferito al suo aiutante, nominandolo vicario generale. Primo: rappresentarlo e sostituirlo in caso di assenza. Secondo: seguire le parrocchie. Terzo: seguire l’affidamento degli incarichi del clero, trasferimenti e cessazioni. Quarto: attenzione «premurosa» ai sacerdoti e ai diaconi, per promuovere «l’effettiva comunione» nei preti e occuparsi di quelli «inabili, anziani e malati». Quinto: l’amministrazione generale dell’ente diocesi.
POCHI VESCOVI. Con Molinari e D’Ercole, sull’altare poche mitrie: il nunzio apostolico in Italia Giuseppe Bertello, il segretario del pontificio consiglio per la famiglia Jean Laffitte (ordinato vescovo con don Giovanni, accolto dal gentiluomo di Sua santità Giovambattista Santucci) e l’arcivescovo di Campobasso-Bojano Giancarlo Maria Bregantini. I presuli abruzzesi e molisani disertano l’appuntamento. In chiesa i calciatori dell’Aquila che, ironia della sorte, hanno appena perso proprio contro il Bojano. Ma don Giovanni non lo sa.
MANCA LETTA. Sedia vuota per Gianni Letta, che si sarebbe dovuto sorbire le lamentele di Stefania Pezzopane e Massimo Cialente sulle tasse, e, quindi, non si fa vedere. Ci sono il capo della Protezione civile Guido Bertolaso (che strappa applausi quasi più del festeggiato, con immediato richiamo ai fedeli da parte di Molinari), il prefetto Franco Gabrielli e il presidente emerito del Senato Franco Marini. Più indietro, il vicesindaco Giampaolo Arduini, il vicepresidente del consiglio regionale Giovanni D’Amico, il consigliere Luca Ricciuti. Il clero si veste nella scuola della Dottrina cristiana, poi sfila fuori a 10 gradi sotto zero ma, una volta in chiesa, il calore degli aquilani fa il resto. Ci sono anche fedeli da Morino e da Roma arrivati in pullman. Molinari è tesissimo, quando inizia a parlare. Saluta Chiodi, che non c’è. Poi invoca «l’unità, per una strategia pastorale vincente» e saluta «questa città la cui bellezza non può morire». Quindi viene letta la bolla del Papa. «Ti mando», scrive Benedetto XVI, che invia il suo segretario particolare Georg, «per recare pace, consolazione e speranza ai fedeli di tale amato gregge».
«RICOSTRUIAMO». Emozionatissimo, il vescovo Giovanni bacia la terra aquilana e dice: «Ricostruiamo tutti insieme la nostra città».
ECCO COSA FARÀ. È il cancelliere Sergio Maggioni a elencare i poteri che Molinari ha già conferito al suo aiutante, nominandolo vicario generale. Primo: rappresentarlo e sostituirlo in caso di assenza. Secondo: seguire le parrocchie. Terzo: seguire l’affidamento degli incarichi del clero, trasferimenti e cessazioni. Quarto: attenzione «premurosa» ai sacerdoti e ai diaconi, per promuovere «l’effettiva comunione» nei preti e occuparsi di quelli «inabili, anziani e malati». Quinto: l’amministrazione generale dell’ente diocesi.
POCHI VESCOVI. Con Molinari e D’Ercole, sull’altare poche mitrie: il nunzio apostolico in Italia Giuseppe Bertello, il segretario del pontificio consiglio per la famiglia Jean Laffitte (ordinato vescovo con don Giovanni, accolto dal gentiluomo di Sua santità Giovambattista Santucci) e l’arcivescovo di Campobasso-Bojano Giancarlo Maria Bregantini. I presuli abruzzesi e molisani disertano l’appuntamento. In chiesa i calciatori dell’Aquila che, ironia della sorte, hanno appena perso proprio contro il Bojano. Ma don Giovanni non lo sa.
MANCA LETTA. Sedia vuota per Gianni Letta, che si sarebbe dovuto sorbire le lamentele di Stefania Pezzopane e Massimo Cialente sulle tasse, e, quindi, non si fa vedere. Ci sono il capo della Protezione civile Guido Bertolaso (che strappa applausi quasi più del festeggiato, con immediato richiamo ai fedeli da parte di Molinari), il prefetto Franco Gabrielli e il presidente emerito del Senato Franco Marini. Più indietro, il vicesindaco Giampaolo Arduini, il vicepresidente del consiglio regionale Giovanni D’Amico, il consigliere Luca Ricciuti. Il clero si veste nella scuola della Dottrina cristiana, poi sfila fuori a 10 gradi sotto zero ma, una volta in chiesa, il calore degli aquilani fa il resto. Ci sono anche fedeli da Morino e da Roma arrivati in pullman. Molinari è tesissimo, quando inizia a parlare. Saluta Chiodi, che non c’è. Poi invoca «l’unità, per una strategia pastorale vincente» e saluta «questa città la cui bellezza non può morire». Quindi viene letta la bolla del Papa. «Ti mando», scrive Benedetto XVI, che invia il suo segretario particolare Georg, «per recare pace, consolazione e speranza ai fedeli di tale amato gregge».
«RICOSTRUIAMO». Emozionatissimo, il vescovo Giovanni bacia la terra aquilana e dice: «Ricostruiamo tutti insieme la nostra città».