Dai 5mila metri dell’Everest fino allo Stretto di Messina: la forza di Domenica Canna
Psicologa, 51 anni, prima delle imprese sportive ha sconfitto cancro e aneurisma: «Convivo con la paura, ma le difficoltà mi spingono a non dare nulla per scontato»
L’AQUILA. Tra Scilla e Cariddi a contare le bracciate che mancano a completare i 3,5 chilometri a nuoto dello Stretto di Messina. Oppure un passo dopo l'altro fino al Campo base del monte Everest, a 5.364 metri, con tanto di cartello “Coppito (L'Aquila) c’è”. Di storie interessanti, una come Domenica Canna, ne ha da vendere. Ma dietro quelle che per molti rappresentano delle vere e proprie imprese sportive - testa, cuore e gambe - c'è un significato profondo in cui ciascuno può ritrovarsi che risiede nell'andare oltre gli ostacoli che la vita mette d'avanti. Ma andiamo con ordine.
NUOTO, PASSIONE DI SEMPRE
«Lunedì è stato uno dei giorni più belli della mia vita», racconta Domenica, «ho attraversato a nuoto lo Stretto, obiettivo da me tanto ambito e per nulla scontato, che mi ha richiesto mesi e mesi di allenamento. Nuoto da una vita in piscina, ma non mi ero mai cimentata in acque libere». Un dettaglio tutt'altro che trascurabile, se si considera che una come Federica Pellegrini si muove perfettamente solo nelle acque limpide delle piscine, il nero del mare la spaventa. «Per riuscire in questa impresa ho eseguito allenamenti in mare con “l'ultra swimmer 33.3” Dino Melchiorre di Roseto degli Abruzzi: pur essendo arrivato 13 minuti prima si è rituffato in acqua per fare qualche bracciata con me. Il mio obiettivo non era il tempo, ma la resistenza. Anche se poi sono stata soddisfatta anche del primo, un'ora e sedici minuti».
UN CERCHIO DA CHIUDERE
Quella del nuoto è la passione di sempre. Sin da bambina, Domenica Canna, che ora ha 51 anni, ha frequentato le piscine in città e il Canadian Sporting Club è da sempre un punto di riferimento. Eppure, quella passione ha fatto i conti con due momenti particolarmente delicati coincisi peraltro con due momenti difficili a livello collettivo. «L'anno del terremoto», ricorda, «ho interrotto qualsiasi attività per curare un tumore che se non preso in tempo avrebbe potuto essere decisamente pericoloso. Qui all'Aquila sono stata seguita dal senologo Alberto Bafile e dall'oncologo Paolo Marchetti; ho avuto il supporto a distanza di Umberto Veronesi. Ci tengo a ringraziare l'associazione L’Aquila per la Vita con Giampiero Porzio e Federica Aielli per avermi fornito gli strumenti per guardare avanti, anche grazie a brevi escursioni che hanno messo nelle mie gambe la voglia di montagna, una passione che condivido con il mio compagno Enrico Ciccozzi, anche lui sull'Everest con me».
Come psicologa in servizio alla Rems di Barete, non potevano essere certo le restrizioni legate al contenimento del Covid a fermare il suo lavoro. Tuttavia, Domenica ha dovuto affrontare un altro stop, legato a un aneurisma. «Quattro anni fa», sottolinea, «ho subìto un intervento piuttosto complesso e mi sono affidata a professionisti come il professor Salvatore Mangiafico. Non è stato facile e tutt'ora convivo con la paura, anche se questi episodi difficili mi hanno spinto a non dare per scontato tante cose, come facevo prima e a coltivare le mie passioni: sono loro che mi danno la forza di arginare gli ostacoli della vita».
IN VETTA
Quella spinta, a maggio dello scorso anno, le ha concesso il sogno di camminare sull'Everest, così come sulla Guglia di Goloritzé, in Sardegna, scalata sino in cima. Il campo base è arrivato dopo un lungo e faticoso percorso durato sette giorni. Una spedizione straordinaria immaginata, studiata e preparata, portata avanti fino al traguardo con tenacia per Domenica che è anche iscritta Cai. Quelle montagne che ha imparato a conoscere anche grazie a Emilio Ciammetti, punto di riferimento per tanti appassionati di montagna, scomparso tragicamente in un incidente stradale. «C'è una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce».