Il professore ucciso dal fratello. Lo sgomento dei colleghi: «Stefano era un uomo perbene»

Omicidio all’Aquila. Non si spegne l’eco dello sconcerto per il fratricidio che ha sconvolto tutti. “Per la nostra comunità scolastica è un momento di dolore tremendo”
L’AQUILA. E’ stato il primo fine settimana senza Stefano Lanciani, 59 anni, deliberatamente investito e ucciso dal fratello Davide, è un pugno nello stomaco per chi lo conosceva.
Dopo l’orrore, lo choc, l’incredulità, la negazione, i funerali, l’addio, ecco che affiorano i ricordi. Ed è la malinconia, intrisa di amarezza, a farla da padrona. Non solo tra i tantissimi studenti che con i suoi modi gentili ha saputo conquistare, come solo pochi docenti sanno fare, ma anche tra colleghi e dirigenti. Al punto che anche in occasione della sua improvvisa, e atroce, scomparsa, il professor Lanciani è riuscito a mettere tutti sullo stesso piano, rompendo gli argini che di norma separano chi siede al di qua e al di là di quelle stesse cattedre da lui così ben onorate.
E un pensiero, a cuore aperto, arriva da un suo “compagno” di scuola, il professor Carlo Maria Seritti, con Stefano che un giorno capita proprio nella sua classe, dopo un lungo periodo in cui si era speso all’Italtel come valente perito elettronico. E proprio dall’improvvisa comparsa tra i banchi da parte di quell’elemento apparentemente così estraneo al mondo della scuola, Seritti intende partire. «Un giorno viene incaricato in una delle mie classi», racconta il prof Seritti. «Lo osservo mentre si approccia agli studenti con discrezione e rispetto», scrive. «Fin dai primi momenti, riconosco in lui una persona capace, generosa, buona e preparatissima. Decido così di offrirgli qualche consiglio: gli suggerisco strategie, gli indico testi da approfondire, lo incoraggio a mettersi in gioco. Lui studia, si aggiorna, si impegna con passione e dedizione», ricorda a proposito del suo amato compagno di cattedra. «Col passare del tempo diventa un amico prezioso. Il suo percorso di crescita diventa anche il mio: ci confrontiamo, ci sosteniamo e impariamo l’uno dall’altro. La nostra storia è quella di un’amicizia nata tra i banchi di scuola, fondata sulla stima reciproca e sulla passione per l’insegnamento. Col passare del tempo, il nostro rapporto si approfondisce», prosegue. «Lui vede in me un fratello maggiore che lo aiuta e lo incoraggia nei momenti di difficoltà. Ognuno di noi riconosce il valore dell’altro, e insieme riusciamo a dare il meglio di noi stessi, riversando le nostre conoscenze alle nostre classi». Poi, come in ogni amicizia nata per caso tra i banchi, arriva il giorno degli esami, preceduto da un mare di paure e aspettative che solo gli studenti pensano di provare. «Un giorno decide di sostenere il concorso per diventare docente di ruolo. Lo vedo prepararsi con dedizione e impegno, e quando mi confida le sue preoccupazioni, lo incoraggio con fermezza. Gli dico di non temere e, con un sorriso, gli suggerisco addirittura il voto che, secondo me, prenderà. Dopo due giorni, il telefono squilla. È lui, emozionato e incredulo. Mi chiede come avessi fatto a indovinare esattamente il punteggio che ha ottenuto e mi racconta, con gioia, di aver superato l’esame. La sua felicità è anche la mia: il suo successo è il coronamento di un percorso fatto di sacrifici, studio e passione. La nostra amicizia si consolida, mantenendo vivo quel legame speciale costruito negli anni. Poi, un brutto giorno, arriva una notizia devastante. Una disgrazia assurda e incomprensibile. Ho perso un amico, un fratello. Il mondo ha perso un uomo straordinario, e io un pezzo di me stesso. Il dolore mi sovrasta, ma so che il suo ricordo continuerà a vivere nelle persone che l’hanno amato, negli studenti che ha ispirato, nelle lezioni che ha lasciato a tutti noi. Stefano non è solo un ricordo: è un segno indelebile nella mia vita di insegnante e di uomo. Arrivederci amico mio».
Parole che fanno il paio con quelle pronunciate ai funerali da parte della prof Roberta Anselmo, che ha parlato a nome dell’istituto da Vinci-Colecchi. «È per tutta la nostra comunità scolastica un momento tremendo, stiamo soffrendo moltissimo per quest’assurda e inaccettabile perdita. Il dolore è talmente forte che purtroppo elimina tutto il resto. Anche noi partecipiamo con tutto il nostro affetto e il nostro straziante dolore all’insostituibile perdita di una persona perbene». ©RIPRODUZIONE RISERVATA