Dalla protesta di piazza a luglio alla mobilitazione in consiglio
La pubblicazione, lo scorso 15 luglio, delle cosiddette sentenze choc – quelle cioè che hanno negato i risarcimenti alle famiglie di otto studenti fuori sede uccisi dal crollo delle rispettive...
La pubblicazione, lo scorso 15 luglio, delle cosiddette sentenze choc – quelle cioè che hanno negato i risarcimenti alle famiglie di otto studenti fuori sede uccisi dal crollo delle rispettive abitazioni, condannandoli al pagamento delle spese legali – suscitò nell’immediato un moto d’indignazione trasversale, con la comunità aquilana poi scesa in piazza, il 30 luglio scorso, per dare vita a un sit-in di protesta (“Le vittime non hanno colpa”) contro le decisioni dei giudici della Corte d’Appello. Sit-in poi culminato in un corteo confluito di fronte al palazzo di giustizia del capoluogo. A stretto giro si è poi mossa anche la politica, con la consigliera di minoranza dell’Aquila coraggiosa, Simona Giannangeli, a fare da apripista attraverso la stesura di un ordine del giorno che «impegna sindaco e giunta a reperire, nelle relative apposite voci di bilancio dell’Ente, le somme necessarie a sostenere le spese processuali». Ordine del giorno poi votato all’unanimità dall’intera assise comunale, con la maggioranza che ha voluto inserirvi un emendamento stilato dai consiglieri di FdI, Leonardo Scimia e Livio Vittorini, finalizzato a costituire un fondo su cui versare i rispettivi gettoni di presenza. E con la consigliera del Pd, Stefania Pezzopane, che ha curato da parte sua l’ulteriore proposta di impegnare il sindaco a interloquire con il governo centrale affinché si approvi un disegno di legge che possa andare a vantaggio dei familiari delle vittime dei terremoti dell’Aquila e Amatrice. (t.d.b.)