Edilizia, la Cassa aumenta del 62%

23 Febbraio 2010

Denuncia della Filca-Cisl: lavoratori locali esclusi dalla ricostruzione

L’AQUILA. Il dato impressiona: è cresciuta del 62 per cento, rispetto all’anno precedente, la percentuale di lavoratori dell’edilizia in cassa integrazione.
Impressiona soprattutto per la presenza in provincia dell’Aquila di un numero consistente di cantieri per la ricostruzione post-terremoto.
La denuncia del segretario regionale Filca-Cisl, Pietro Di Natale, che fa riferimento ai dati diffusi dalla Cassa edile, indica anche le ragioni che hanno prodotto una sperequazione così netta tra lavoro disponibile e lavoratori ignorati.

«Da ottobre 2008 a ottobre 2009», sottolinea Di Natale, «l’aumento della cassa integrazione del 62,42 per cento è un dato allarmante, che è il risultato del meccanismo innescato all’Aquila dove per il progetto Case e la ricostruzione è stata impiegata, per lo più, manodopera straniera o proveniente da fuori regione».
I lavoratori impiegati nell’edilizia, a dicembre erano circa 9mila, mentre le imprese attive 1.441, con un incremento del 24,12 per cento rispetto allo stesso periodo del 2008.
«Ma a balzare agli occhi», fanno sapere dalla Filca-Cisl, «in un momento in cui la città risulta un cantiere aperto, è il totale della cassa integrazione, che ha subìto un’impennata del 62,42 per cento».

«Gli operai aquilani sono a casa, con lo stipendio ridotto», sottolinea Di Natale, «mentre per la manodopera da utilizzare nelle opere di ricostruzione e di sistemazione degli edifici danneggiati, si continua ad attingere dall’esterno».
«Buona parte del mercato edilizio locale», specifica, «è controllata da imprese che non sono del posto e danno impiego a manodopera straniera».
Già a ridosso del terremoto del 6 aprile dell’anno scorso la Filca-Cisl aveva lanciato l’allarme sulla ricostruzione, invitando gli enti locali, il Governo centrale e la Protezione civile a lavorare per l’inserimento, nel progetto di rinascita della città, di ditte e operai locali.

«Ciò», insiste Di Natale, «non è avvenuto per il progetto Case, gestito dall’esterno e in cui non hanno avuto sufficiente visibilità le aziende aquilane e rischia di non avvenire anche nella fase successiva della ricostruzione. Per risollevare l’economia della città è necessario creare lavoro «in loco», sviluppare il tessuto socio-economico adottando politiche di sostegno alle imprese della provincia dell’Aquila e, quindi, ai lavoratori».

«Di concerto con l’Ance (associazione nazionale costruttori edili)», aggiunge, «è opportuno studiare misure che diano garanzia di alloggi e servizi agli operai edili, molti dei quali risultano ancora dislocati fuori provincia, e tendenti a evitare episodi già accaduti in passato come l’applicazione di contratti diversi dal settore, con figure professionali inferiori rispetto alle reali mansioni e orari prolungati di lavoro, in alcuni casi non retribuiti».

Va anche precisato comunque che, subito dopo il sisma, alcune imprese locali che avevano ricevuto incarichi per eseguire dei lavori non sono riusciti a trovare il personale. Molti operai, infatti, sistemati negli hotel sulla costa, non sono tornati al lavoro e hanno preferito restare in cassa integrazione.