Fare presto
Ricostruire in fretta ciò che una manciata di secondi ha raso al suolo secoli di storia
Venti secondi cambiano una storia millenaria. L’Aquila è irriconoscibile, l’Abruzzo sconvolto. Vite spezzate. Tante, troppe. Il bilancio è solo provvisorio, fa già rabbrividire. Chiese barocche e un ospedale del terzo millennio, non fa differenza: crollati rovinosamente. Come l’imponente palazzo della Prefettura: sulla carta designato come luogo di coordinamento dei soccorsi in caso di disastro; nella tragica realtà un ammasso di macerie polverose. Ancora una volta, di fronte alla furia della natura, simboli delle istituzioni si sfarinano nel momento cruciale in cui avrebbero dovuto trasmettere sicurezza ed efficienza. Non è l’ora delle polemiche, questa. C’è da provare a salvare chi è ancora vivo sotto le case crollate, come è urgente aiutare chi è sopravvissuto.
Hanno bisogno di tutto, dall’impellente assistenza materiale al più difficile sostegno psicologico. Il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, uomo di grande esperienza, ha definito l’evento il più grande disastro naturale d’inizio secolo. Di fronte al quale è scattata una solidarietà da ogni angolo del paese che smentisce la rappresentazione di una nazione disgregata e sbandata, sempre più chiusa nei suoi egoismi. Così come sembra delinearsi un clima di collaborazione tra governo e opposizione. In un giorno di tragedia sono, forse, le uniche note non negative. Bisogna fare presto. E bene.
E’ lunga la scia di lutti del Belpaese. Come pure quella di interventi successivi che hanno peggiorato le devastazioni dei nostri territori. La ricostruzione post-sisma può rivelarsi un’opportunità per sanare antiche diseguaglianze e fragilità edilizie oppure può imboccare la strada dello spreco e delle opere inutili. Compito dell’informazione è raccontare quel che si sta facendo in queste ore, ciò che si intende realizzare nel prossimo futuro. E’ un impegno di testimonianza che noi del Centro sentiamo con maggior impegno. Il dramma familiare che ha colpito Giustino Parisse, il capo della redazione dell’Aquila, è diventato l’emblema di una tragedia pubblica. Nel crollo della casa a Onna ha perso entrambi i figli, 18 e 16 anni, e il papà. Nel dolore lacerante i giornalisti del quotidiano d’Abruzzo stanno lavorando per onorare tutte le vittime del terremoto.