Giallo sulla pistola usata per il duplice omicidio

I carabinieri cercano di capire chi ha fornito l’arma (rubata ) all’assassino Il pm Mancini: «Altro che delitto passionale, è stata un’esecuzione»

L’AQUILA. Le indagini dei carabinieri sull’omicidio devono rispondere a un interrogativo inquietante: chi ha dato a Burhan Kapplani la pistola per uccidere la ex moglie Hrjeta Boshi e il suo nuovo compagno Shpetim Hana? Nel capo di imputazione si contesta il reato di omicidio premeditato plurimo ma anche la ricettazione dell’arma, una pistola calibro 7,65, quindi molto potente che non a caso ha freddato le vittime sul colpo. I militari, infatti, temono che in alcuni ambienti, frequentati soprattutto da alcuni stranieri, ci possa essere un canale agevolato per avere armi senza grossi problemi. Si è anche appreso che la pistola sarebbe stata rubata all’Aquila. E nell’interrogatorio di garanzia del sospettato, che si tiene questa mattina nel carcere delle Costarelle, uno dei quesiti più importanti sarà questo. Del resto la dinamica dell’omicidio, per quanto ci siano ancora dei dettagli da chiarire, è assodata.

Si è anche appreso che il pm David Mancini, nella richiesta di arresto presentata al giudice per le indagini preliminari ha affermato che a suo avviso «non si tratta di delitto passionale ma di una vera e propria esecuzione».

Comunque i carabinieri, coordinati dal colonnello Savino Guarino, hanno acquisito diversi filmati riguardanti il duplice omicido che sono stati estratti dalle telecamere dei numerosi esercizi commerciali che ci sono nei pressi del parcheggio del supermercato Md, teatro dell’omicidio. Ci sono state altre testimonianze da parte di persone che hanno rischiato la vita. Una è di una signora che si trovava nell’auto accanto alla Opel Zafira nella quale si trovavano le vittime. «Dopo avere assistito all’esecuzione», ha detto ai carabinieri, «il mio terrore è aumentato perchè l’assassino non se ne andava e ho temuto che continuasse a esplodere altri colpi. Mi sono rannicchiata dentro l’auto nella speranza che non mi vedesse e sono rimasta giù per almeno un quardo d’ora, anche quando si era già allontanato, cosa che non potevo sapere». Nel frattempo la donna ha anche avuto la lucidità di chiamare i carabinieri. Ascoltata anche la madre della donna morta che tra le lacrime ha ricordato la freddezza con la quale Kapplani ha sparato con la Beretta due colpi contro la figlia (uno andato a vuoto) e l’altro contro il compagno che era di schiena nel tentativo di fuga. Sotto choc il soccorritore. «Quando ha aperto la portiera», racconta, «ho visto la ragazza immobile, non l’ho toccata in quanto non potevo fare più nulla». Nel corso dell’interrogatorio l’indagato è assistito dai legali Tommaso Colella e Alessandra Spadolini. La parte civile è rappresentata dall’avvocato l’avvocato Guglielmo Santella.

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