Giannangeli protetta dalla polizia

7 Febbraio 2013

Si cercano le impronte sul biglietto. Altri attestati di solidarietà

L’AQUILA. La polizia tiene sotto controllo l’abitazione dell’avvocato Simona Giannangeli minacciata con un biglietto lasciato sul parabrezza della sua automobile. La Giannangeli è stata ascoltata dagli investigatori che indagano per il reato di minacce aggravate contro ignoti. Non è stata in grado di fornire piste privilegiate ma non può passare inosservato il fatto che l’avvocato è stata parte civile per conto del Centro antiviolenza nel processo a carico dell’ex militare Francesco Tuccia il quale è stato condannato a otto anni di reclusione per violenza sessuale ai danni di una studentessa universitaria. Del resto, le intimidazioni nel biglietto sono evidenti e altrattanto scontati sono i collegamenti tra i due fatti. Questo il testo del biglietto: «Ti passerà la voglia di difendere le donne... stai attenta e guardati sempre le spalle, da questo momento questo posto non è più sicuro per te».

Difficile dire se si tratta di un mitomane che ha scritto al computer quel biglietto con il solo intento di vedere l’effetto che produce, o se si tratta di un soggetto pericoloso. Nel dubbio è stata avviata una discreta sorveglianza sulla vita privata del legale minacciato.

Comunque saranno esaminate le impronte digitali lasciate sul biglietto per non lasciare nulla di intentato, ma non si tratta di indagini facili. Nei giorni scorsi ci sono state numerose testimonianze di solidarietà alla Giannangeli da parte di personalità politiche, associazioni, ordini professionali e cittadini. Ieri sera c’è stato un altro attestato di solidarietà da parte dell’Associazione italiana giovani avvocati (Aiga), rappresentata all’Aquila dall’avvocato Amedeo Ciuffetelli, il quale ricorda che «troppo spesso gli avvocati sono vittime di ritorsioni per il loro lavoro, in quanto difensori delle idee animati di cultura».

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