I nuovi poveri bussano alle porte del Comune
In centinaia chiedono aiuto e tanti sono in carico ai servizi sociali Sportelli in città per il sovraindebitamento e per i beni di prima necessità
L’AQUILA. Paolo (il nome è di fantasia) è solo, non ha famiglia né amici, non esce a bere un bicchiere di vino la sera nei luoghi dell’aperitivo, non lavora. Ha un disagio psicologico, forse depressione, a cui si associa anche un disturbo da gioco di azzardo patologico. Poi ci sono i vari Maria, Cristina, Francesco o Antonio: i tanti commercianti o artigiani entrati in crisi dopo il terremoto, per avere investito i loro risparmi o chiesto mutui per riaprire altrove, in città, le loro strutture danneggiate. E che, invece, non più giovanissimi, restano tagliati fuori dal mercato del lavoro. Pochi esempi, forse riduttivi, della vastità di persone chiuse nel limbo delle tante povertà aquilane, al plurale, perché la povertà ha tante facce e provoca disagi di tipo diverso. Dipende se si è soli come Paolo, o se si hanno tanti figli da mantenere, se si è tossicodipendenti, o se si hanno disabilità o se si è ragazze madri. In centinaia hanno bussato alle porte del Comune in questi anni, molti sono in carico al Servizio sociale, altri sono seguiti dalle associazioni di volontariato. Per ciascuna di queste tipologie di povertà l’assessorato alle Politiche sociali ha messo in campo una serie di azioni con l’erogazione, in meno di due anni, di 1,5 milioni di euro a mille famiglie o cittadini. «Una precisa scelta di questa amministrazione», afferma l’assessore Emanuela Di Giovambattista. «Sono risorse del bilancio comunale». Non ci sono stati, finora, altri canali di finanziamento a cui attingere. Soltanto alla fine di quest’anno il governo ha varato il progetto Sia (Sostegno per l’inclusione attiva), nell’ambito del quale martedì, informa Di Giovambattista, la giunta ha deliberato un progetto «che ci permetterà di accedere ai fondi nazionali per l’inclusione sociale e la lotta alla povertà».
Le azioni del Comune rivolte alle fasce disagiate prendono il via dalla delibera di giunta del 3 novembre 2015 sugli interventi straordinari sulla povertà e per l’inclusione sociale, che ha previsto una serie di misure finalizzate a supportare le famiglie sul piano materiale e professionale, con percorsi di aiuto – anche su misura – per sostenere l’uscita da condizioni di disagio.
Il “bonus economico una tantum (anno 2015)” è stata la prima azione, rivolta a cittadini e famiglie con un Isee inferiore a 4mila euro (soglia di povertà assoluta) con parziale finalizzazione: il 30% del contributo va al pagamento di bollette, affitti o beni di prima necessità. Il Comune ha sostenuto anche l’attivazione di “percorsi protetti di tipo psicosociale di sostegno al reddito, rivolto a famiglie indigenti e con bisogni complessi con minori”, i cui beneficiari sono stati, ad esempio, impiegati in lavori di pubblica utilità. Importantissimo lo “sportello per il sovraindebitamento”, gestito dall’associazione Auser e rivolto ai nuclei familiari con una grave situazione alloggiativa. La Mensa celestiniana (nella foto grande i volontari in azione) e la Caritas, invece, si fanno carico dello “sportello per i beni di prima necessità”: sono due delle 18 associazioni di volontariato che fanno parte della rete locale per i servizi di prossimità, nata per rispondere ai nuovi bisogni post-terremoto. Non finisce qui: 60mila euro sono destinati a persone con patologia mentale o disabilità per favorire la vita autonoma e l’integrazione sociale e contributi per le spese di convivenza in gruppi in appartamento psichiatrico (sono 4 in città) tramite un’intesa con l’Asl. Circa 130mila euro vanno al “pronto intervento sociale” per fornire un servizio temporaneo per uscire da una situazione di emarginazione, con piani personalizzati, mentre nel 2016 è stato pubblicato un bando per un nuovo bonus una tantum.
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