Il medico Leombruni rinviato a giudizio

4 Novembre 2022

Secondo la Procura ha simulato una prestazione sanitaria a domicilio, ipotizzato il reato di concussione

SULMONA. Per la procura avrebbe simulato la prestazione sanitaria. Per il medico, invece, quella non era altro che una visita come tante, una prestazione a domicilio al costo di 150 euro, per risolvere i problemi di un anziano affetto da forti dolori alla schiena. Due tesi diverse di una vicenda che il giudice per le udienze preliminari Giovanni De Rensis ha deciso dovrà essere chiarita in tribunale. La prima udienza del processo si terrà il prossimo 11 aprile. I fatti risalgono al 30 settembre 2021, quando il medico era in servizio al pronto soccorso di Sulmona. Secondo la Procura Paolo Leombruni, 53 anni, avrebbe proposto a un anziano sulmonese l’infusione a domicilio di un trattamento costituito da dieci flebo di un costoso farmaco, in grado di lenire i suoi dolori: Il tutto al costo di 150 per ogni infusione. Ma dopo la prima prestazione, il paziente che era affetto da dolori diffusi alla gambe, provocati dai postumi di un intervento chirurgico, ha deciso di interrompere la cura e di denunciare il medico. «Non avevo soldi per continuare la cura e dopo aver letto la vicenda in cui era rimasto coinvolto il medico Leombruni, finito nei guai per una vicenda analoga alla mia, ho pensato di essere stato anch’io vittima di un raggiro e ho raccontato tutto ai carabinieri». Dalla denuncia presentata dall’anziano è scattata l’inchiesta che comprende anche un’altra segnalazione, di un uomo residente a Bugnara. Da qui il rinvio a giudizio con l’accusa di concussione. Decisione che i difensori dell’imputato, gli avvocati Alessandro Margiotta e Alessandro Scelli contestano in quanto da parte del medico non ci sarebbero state né violenza né minaccia, mancherebbe cioè, l’elemento soggettivo ed oggettivo del reato. Nessuna concussione per la difesa, ma solo una prestazione eseguita a domicilio così come fa la maggior parte dei medici che visitano a casa. Leombruni era finito sotto la lente d’ingrandimento dei carabinieri del Nas nell’ottobre dello scorso anno per le cure somministrate ad un’anziana di Raiano, in seguito deceduta. Per quell’inchiesta, che nulla ha a che vedere con l’attuale procedimento, il medico era stato rinchiuso prima in carcere e poi ai domiciliari fino alla remissione in libertà. Nel frattempo il medico è stato riabilitato nell’esercizio della professione. (c.l.)
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