Il “segreto” di Sulmona sui guadagni dei politici
Da due anni non si dichiarano i redditi di sindaco, assessori e consiglieri Rischiano multe da 500 a 10mila euro. Anche Ranalli cade dalle nuvole
SULMONA. Altro che operazione trasparenza. Sui redditi di sindaco, assessori e consiglieri è buio pesto al Comune di Sulmona. Sul sito istituzionale non c’è traccia della documentazione. A dispetto del decreto legislativo 33 del 14 marzo del 2013, che prevede l’obbligo di pubblicazione della situazione patrimoniale degli amministratori pubblici e dei loro familiari, in caso di attività o beni in comproprietà. Nella sezione consiglio comunale della versione elettronica di palazzo San Francesco risultano solo i titoli dei documenti da pubblicare on line, ma non i relativi file da scaricare. Un’operazione trasparenza di facciata, dunque, che impedisce a cittadini e utenti di fare i conti in tasca ai loro amministratori, perdendosi peraltro tra le varie pagine del sito non proprio a portata di click. E anche nella sezione amministrazione trasparente quello che si trova è una sorta di vademecum generale, che riguarda più che altro gli uffici e non i rappresentanti politici. Ma si sa, quando si tocca la tasca tutti tendono a diventare più timidi e riservati e i proclami sul palazzo di vetro e la trasparenza sembrano affiorare solo nei vaghi ricordi della campagna elettorale. Anche i continui cambi di segretario generale a Palazzo San Francesco non devono aver facilitato il compito, con sei dirigenti avvicendatisi in pochi mesi. Dal canto loro, gli amministratori sembrano cadere tutti – o quasi – dalle nuvole, con uno scaricabarile generale tra un consigliere e un altro e soprattutto tra gli uffici. Il primo ad ammettere di aver presentato la dichiarazione dei redditi solo nel 2013, al momento dell’insediamento, è il sindaco Peppino Ranalli. «Ci era stata richiesta al momento della nostra elezione», conferma il primo cittadino, che è anche commercialista, «poi delle successive non so nulla, visto che non me ne occupo. Il compito è degli uffici».
Chi non presenta il proprio 730 rischia sanzioni che vanno dai 500 ai 10mila euro. Tutte da approfondire, invece, le conseguenze per un intero Comune che non si adegua alla legge sulla trasparenza amministrativa, che guida i princìpi della lotta alla casta e agli sprechi. «Obiettivo della norma», è quanto riporta il sito del ministero dell’Interno, «è quello di favorire un controllo diffuso da parte del cittadino sull’operato delle istituzioni e sull’utilizzo delle risorse pubbliche. Chiunque può esercitare il diritto a conoscere, usare e riutilizzare in modo gratuito i dati oggetto di pubblicazione obbligatoria».
Si dichiarano d’accordo con la pubblicazione della loro condizione economica anche i consiglieri comunali di minoranza Luigi Santilli e Luigi La Civita, che però si confessano anche impreparati sulla questione. «Giustissimo il principio della norma», intervengono, «ma su modalità e dettagli bisogna chiedere a persone più competenti».
Un po’ più ferrato, anche grazie alla sua professione di commercialista, il consigliere di minoranza Mimmo Di Benedetto.
«La dichiarazione dei redditi andava presentata entro il 30 ottobre, cioè un mese dopo dalla scadenza della presentazione agli uffici dell’Agenzia delle entrate», ammette Di Benedetto, «ma evidentemente siamo tutti inadempienti con le richieste, non arrivate dal segretario generale, impegnato a risolvere le urgenze che gli avevano lasciato sul tavolo i suoi predecessori».
Federica Pantano
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