La rettrice al sindaco: «Chieda scusa alla città»

10 Gennaio 2014

Il capo dell’ateneo: «Palazzo Carli è nostro ma non sapevamo nulla dei lavori quanto è accaduto è un brutto colpo per i cittadini che lavorano onestamente»

L’AQUILA. «Dopo quello che è successo non si può far finta di niente. È necessario un atto di rottura col passato: che si traduca in dimissioni, in azzeramento dell’attuale giunta o in altro». È una presa di posizione dura quella della rettrice dell’Università dell’Aquila Paola Inverardi nei confronti del sindaco Massimo Cialente, in merito alle indagini partite dai lavori di puntellamento di Palazzo Carli, storica sede del Rettorato, che hanno portato a quattro arresti (tra cui gli ex assessori Pierluigi Tancredi e Vladimiro Placidi) e ad altrettanti avvisi di garanzia (recapitati anche al vicesindaco Roberto Riga e al dirigente comunale Mario Di Gregorio).

«Nonostante Palazzo Carli sia di nostra proprietà, non sapevamo assolutamente niente di queste opere», continua la Inverardi. «D’altra parte, è stato così per tutti i cittadini: i puntellamenti sono stati fatti spesso senza che i proprietari potessero metterci becco». Ma il problema è più ampio, secondo la rettrice. «Per quello che è accaduto bisogna chiedere scusa a tutti i cittadini che lavorano onestamente», incalza. «Una cosa del genere non sarebbe dovuta succedere. Adesso il sindaco deve prendere atto di questa notizia e di quello che suscita in termini di fiducia. Per recuperare il rapporto con gli aquilani c’è bisogno di un segnale forte, un segnale di discontinuità».

Ma la Inverardi non si sbilancia: «Non posso dire io se dev’essere una decisione che riguarda il sindaco, come le dimissioni, o tutta la giunta. Ma certo non si può restare con le mani in mano. Bisogna pensare meglio, quando si scelgono i collaboratori, a come si scelgono. Inoltre, questi collaboratori devono sentire il peso della responsabilità politica e morale di quello che fanno».

Insomma, perché la ricostruzione prenda una piega giusta, c’è bisogno di cambiare rotta. In tal senso la rettrice vuole mettersi a disposizione della città, con l’Università tutta. In questa ottica ha presentato mercoledì scorso un documento al ministro per la Coesione territoriale Carlo Trigilia durante la prima riunione del Gruppo di lavoro con funzioni di studio, valutazione e proposta in materia di politiche di sviluppo territoriale dell’Aquila e dei comuni del cratere abruzzese, che si è tenuta a Roma. Le attività del gruppo sono finalizzate a fornire supporto alle amministrazioni centrali, locali e agli altri soggetti coinvolti nel processo di ricostruzione. Le intenzioni sono già dichiarate nel titolo del documento: «L’Ateneo come laboratorio sociale aperto: un’agenda strategica per l’Università dell’Aquila».

«Abbiamo voluto descrivere le linee strategiche per l’attività universitaria nei prossimi anni, che certo non può prescindere dalla situazione aquilana», spiega. «Si tratta di azioni in termini di sviluppo per il territorio. L’Università deve diventare un laboratorio più sperimentale, con tutti i soggetti impegnati nei processi di ricostruzione. Puntiamo a un ateneo aperto e che abbia maggiori rapporti col tessuto produttivo della città, non solo in termini di enti locali, ma anche di aziende, imprese e industrie». La Inverardi ha proposto una riduzione delle tasse universitarie per gli studenti più meritevoli che potranno far parte dei processi diretti di ricostruzione. Il documento dovrà essere approvato dal Senato accademico mercoledì 15 gennaio. «Quello di martedì è stato solo un primo confronto di idee», conclude la rettrice. «Appena approvato, il piano di lavoro sarà reso pubblico, in modo da poter iniziare a lavorarci».

Michela Corridore

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