Lusi, parla e accusa: tutto per i rutelliani
Interrogato sette ore a Rebibbia: «Dal 2007 investimenti in base a un rapporto fiduciario». Rutelli: «E’ fuori di testa»
ROMA. Sette ore e mezzo di risposte e un pacco di carte, di documenti, di nomi. E soprattutto quel nuovo siluro contro Francesco Rutelli. «Tutti gli investimenti immobiliari che ho fatto dal 2007 in poi li ho fatti per conto della corrente rutelliana, c’era un preciso patto fiduciario». I magistrati lasciano Rebibbia in silenzio, ma in borsa si portano «l’ultima verità di Lusi», la «versione definitiva» su ammanchi e destinatari, sui percorsi fatti dai soldi e, forse, sui conti che tutti cercano e che ancora non si trovano. Lusi avrebbe fatto anche delle ammissioni sul suo ruolo. «Dal 2001 al 2007 ho fatto controlli regolari e rigorosi sui bilanci – avrebbe detto l’ex tesoriere della Margherita ai magistrati – con attenzione a tutte le entrate e le uscite».
Poi, nel 2007, il partito si scioglie, e il controllo di Lusi si fa più debole. «Dopo lo scioglimento è stato solo un controllo formale e non riguardava più le entrate e le uscite. Era meno accurato».
Lusi avrebbe anche ricordato la logica della spartizione dei fondi 60-40, ovvero un 40% ai rutelliani (Rutelli, Gentiloni e Renzi) e 60% ai popolari (Bindi, Bianco, Marini, Fioroni, Letta, Franceschini). Ma avrebbe anche ammesso che in questa fase di gestione meno accurata si sarebbe preso anche lui soldi. «Il quadro accusatorio – notano i magistrati – risulta rafforzato da queste affermazioni». E ci sono «elementi che meritano approfondimento». Il giorno più lungo di Luigi Lusi era iniziato alle due e un quarto del pomeriggio, dopo un breve colloquio con i suoi avvocati, Luca Petrucci e Renato Arcidiacono, che alla fine chiedono la scarcerazione per il loro assistito. Titta Madia, legale della Margherita, replica subito alle «rivelazioni» di Lusi: «La corrente rutelliana di cui parla Lusi non è né un nome né un cognome. Il senatore abbia il coraggio di fare i nomi una volta per tutte». E Francesco Rutelli commenta: «Se ha detto così è andato fuori di testa. Lusi vuol fare la fine di Igor Marini (condannato a 10 anni per calunnia ndr). I magistrati sapevano che sarebbe stata una cosa lunga, tanto che avevano prenotato la saletta interrogatori per 10 ore. L’interrogatorio di garanzia, condotto dal gip Simonetta d’Alessandro insieme ai pm titolari dell’inchiesta, Alberto Caperna e Stefano Pesci, finisce poco prima delle 22. «Luigi Lusi è sereno e tranquillo, pronto a raccontare la sua verità» dicono i legali dopo l’incontro prima dell’inizio del faccia faccia con i magistrati. Per spiegare e ricostruire tutta la storia sull’ammanco di oltre 25 milioni di euro dai fondi del disciolto partito, Lusi - che si considera il «capro espiatorio» degli ex vertici della Margherita, ha portato con sé (fin dal giorno del suo arresto) un pacco di carte. Documenti che, secondo le ultime affermazioni da uomo libero del senatore, chiamerebbero in causa nuovi nomi e altri dettagli sulla gestione scellerata dei finanziamenti pubblici destinati all’ex partito. Accusato di associazione a delinquere e appropriazione indebita, Lusi ha sostenuto che la sua attività è frutto di un «mandato fiduciario» ricevuto a suo tempo dalla Margherita. E dunque, il partito non solo sapeva, ma sarebbe anche coinvolto nelle attività illecite. Con il denaro fatto sparire per sé e per la sua famiglia tra il 2007 e il 2011, secondo i riscontri delle indagini in mano agli inquirenti, il senatore crea società all’estero, acquista appartamenti e ville, si concede vacanze in lussuosi resort e cene da capogiro.
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