Mancato allarme, cresce la rabbia
Sono saliti a 10 gli esposti alla magistratura dopo l’avvio delle indagini.
L’AQUILA. Cresce la rabbia della gente sul mancato allarme da parte delle istituzioni nelle settimane che hanno preceduto la scossa del 6 aprile, un aspetto questo sul quale la procura della Repubblica dell’Aquila ha già aperto nella scorsa estate un filone di inchiesta per omicidio colposo. Infatti sono dieci gli esposti presentati ai magistrati per verificare se i messaggi rassicuranti inviati alla popolazione da parte di esperti ed istituzioni competenti tesi ad escludere una scossa forte abbiano indotto le persone a non prendere precauzioni. In particolare, nelle denunce si menziona la riunione della Commissione grandi rischi del 31 marzo scorso, appena cinque giorni prima del drammatico terremoto, al termine della quale alcuni tra partecipanti invitarono la gente a stare tranquilla come si evince da alcuni articoli di stampa.
Gli esposti in questione seguono quello che di fatto ha portato all’apertura del filone nella maxi inchiesta sul terremoto che vede sei firmatari e che è stata presentata dall’avvocato aquilano Antonio Valentini. Secondo quanto si è appreso, molti cittadini hanno aggiunto la firma anche a questa denuncia e quasi tutti sono stati già ascoltati come persone informate. Si tratta di persone che hanno avuto familiari morti o gravemente feriti a causa del terremoto. «Se i competenti organi avessero gestito la situazione con attenzione», si legge in uno di questi esposti, «nel senso di rimettere al prudente apprezzamento del singolo individuo il modo di agire, magari affermando che i terremoti sono imprevedibili, molti si sarebbero salvati». Il proliferare di esposti ha segnato un’accelerazione su questo filone, sul quale il procuratore capo, Alfredo Rossini, ha rinviato gli sviluppi a dopo l’emissione di avvisi di garanzia sui crolli più gravi e significativi.
D’altra parte, la procura della Repubblica dell’Aquila ha fatto acquisire studi di ingegneria sismica di esperti autorevoli con riferimento allo stato della ricerca sulle previsioni dei terremoti, per approfondire le indagini: tra gli estensori degli studi anche Enzo Boschi, presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Altri provvedimenti per ulteriori acquisizioni stanno per essere disposti ma la relazione di quella riunione è da molto tempo in mano agli investigatori.
CROLLI. Intanto anche ieri sono proseguiti nell’edificio di via XX settembre 123, quasi completamente crollato, nel quale ci sono state numerose vittime, i sopralluoghi da parte dei consulenti nominati dalla procura e dagli uomini dell’interforze della polizia giudiziaria, accompagnati dai vigili del fuoco.
INTERROGATORI. Sul fronte della maxi inchiesta, dopo la svolta nella passata settimana con la notifica dei primi 26 avvisi di garanzia, i magistrati si stanno preparando agli interrogatori della prime 13 persone, gli indagati per i filoni della casa dello studente e del convitto nazionale, che saranno effettuati tra venerdì e sabato prossimi e il 5 novembre prossimo. Secondo quanto si è appreso uno degli indagati della Casa dello studente, l’ingegnere e progettista dell’opera, Claudio Botta, 89 anni, che è assistito dall’avvocato Massimo Carosi, non si presenterà davanti alla pg in quanto momentamente indisposto.
Gli esposti in questione seguono quello che di fatto ha portato all’apertura del filone nella maxi inchiesta sul terremoto che vede sei firmatari e che è stata presentata dall’avvocato aquilano Antonio Valentini. Secondo quanto si è appreso, molti cittadini hanno aggiunto la firma anche a questa denuncia e quasi tutti sono stati già ascoltati come persone informate. Si tratta di persone che hanno avuto familiari morti o gravemente feriti a causa del terremoto. «Se i competenti organi avessero gestito la situazione con attenzione», si legge in uno di questi esposti, «nel senso di rimettere al prudente apprezzamento del singolo individuo il modo di agire, magari affermando che i terremoti sono imprevedibili, molti si sarebbero salvati». Il proliferare di esposti ha segnato un’accelerazione su questo filone, sul quale il procuratore capo, Alfredo Rossini, ha rinviato gli sviluppi a dopo l’emissione di avvisi di garanzia sui crolli più gravi e significativi.
D’altra parte, la procura della Repubblica dell’Aquila ha fatto acquisire studi di ingegneria sismica di esperti autorevoli con riferimento allo stato della ricerca sulle previsioni dei terremoti, per approfondire le indagini: tra gli estensori degli studi anche Enzo Boschi, presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Altri provvedimenti per ulteriori acquisizioni stanno per essere disposti ma la relazione di quella riunione è da molto tempo in mano agli investigatori.
CROLLI. Intanto anche ieri sono proseguiti nell’edificio di via XX settembre 123, quasi completamente crollato, nel quale ci sono state numerose vittime, i sopralluoghi da parte dei consulenti nominati dalla procura e dagli uomini dell’interforze della polizia giudiziaria, accompagnati dai vigili del fuoco.
INTERROGATORI. Sul fronte della maxi inchiesta, dopo la svolta nella passata settimana con la notifica dei primi 26 avvisi di garanzia, i magistrati si stanno preparando agli interrogatori della prime 13 persone, gli indagati per i filoni della casa dello studente e del convitto nazionale, che saranno effettuati tra venerdì e sabato prossimi e il 5 novembre prossimo. Secondo quanto si è appreso uno degli indagati della Casa dello studente, l’ingegnere e progettista dell’opera, Claudio Botta, 89 anni, che è assistito dall’avvocato Massimo Carosi, non si presenterà davanti alla pg in quanto momentamente indisposto.