L'AQUILA
Rigopiano, seconda udienza in Appello: tocca alle parti civili / VIDEO
Il rito a porte chiuse: fuori dall'aula familiari, striscioni e occhi lucidi
Seconda udienza del processo per la tragedia di Rigopiano in Corte d'Appello. Era il 18 gennaio 2017 quando persero la vita 29 persone tra ospiti e dipendenti dell’hotel sommerso da una valanga. Oggi la discussione delle parti civili che chiederanno le condanne di tutti gli imputati.
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Prevista oggi anche la discussione delle posizioni di tre dei cinque condannati in primo grado Bruno Di Tommaso, gestore dell’hotel, Giuseppe Gatto, tecnico che, come Di Tommaso, risponde di abuso edilizio (condannati entrambi a sei mesi), e del funzionario della Provincia, che fu condannato a 3 anni e 4 mesi in primo grado Mauro Di Blasio.
La sentenza è prevista a febbraio.
Seconda udienza oggi all'Aquila nel processo in Corte d'Appello per la tragedia dell'Hotel Rigopiano: la parola alle parti civili, tra i ricorrenti in adiuvandum al ricorso della Procura della Repubblica di Pescara. Tra queste l'avvocato Wania Della Vigna, legale di Silvia Angelozzi, sorella e cognata di Sara Angelozzi e Claudio Baldini, la coppia di Atri tra le 29 vittime della valanga del 18 gennaio del 2017. "Non può passare l'idea, come lascia intendere la sentenza di primo grado, che di fronte a tragedie del genere nessuno si assuma le sue responsabilità. Un'idea di 'Italietta' - dice la Della Vigna - che mortifica ancora di più. Penso, ancora oggi, all'ultimo messaggio inviato su whatsapp da Sara Angelozzi alla sorella, 'qui è un incubo - scriveva - ci sono 4 metri e mezzo di neve, ma verrà un bob-cat a salvarci'. Lei confidava nelle istituzioni, quelle stesse istituzioni che hanno tradito lei e il marito che avrebbero dovuto lasciare l'Hotel il giorno prima, ma sono stati indotti a restare.
"L'obiettivo non è tanto quello di sottolineare l'impianto accusatorio, ma rimarcare la carenza dell'impianto motivazionale della sentenza di primo grado". Lo ha detto Alessandra Guarini avvocato di parte civile al processo in Corte d'Appello per la tragedia di Rigopiano, in corso al Tribunale dell'Aquila. "Questa è una sentenza che io ho definito capovolta - ha spiegato - è una sentenza in cui il giudice ha ragionato letteralmente al contrario, e se è vero che l'aspirazione alla giustizia è un tratto caratteristico del Diritto, qui il Diritto
è rimasto totalmente incompreso, e quindi noi abbiamo chiesto che questa Corte si pronunciasse, soprattutto rilevando questa censura che abbraccia tutta la sentenza. Il giudice ha scelto l'approccio metodologico sbagliato, e nell'indecisione, nella confusione, anziché che condannare tutti ha assolto pressoché tutti.