Sfregio a Vito Taccone Rubata la sua statua
Il bronzo da due quintali è il simbolo del Camoscio d’Abruzzo, caccia ai ladri Distrutta la bicicletta. Controlli della polizia fra i rigattieri marsicani
AVEZZANO. «Fece conoscere Avezzano al mondo... È tornato per sempre sulla sua vetta». Somiglia a una profezia sbagliata quanto scritto sulla lapide rimasta incollata al basamento in travertino del monumento a Vito Taccone. La statua che per sempre doveva restare sul valico del monte Salviano è sparita. Rubata l’altra notte. I due quintali di bronzo che riproducevano il Camoscio d’Abruzzo, eroe di un ciclismo di altri tempi, sono stati portati via probabilmente con un furgone. Si tratta di un’opera realizzata dall’artista rom Bruno Morelli, con un Taccone a grandezza naturale che poggiava sulla sua bici (un calco fedele).
I ladri hanno abbandonato la bicicletta, anche questa in bronzo, alla base del monumento, con il manubrio spezzato, e alcune gemme colorate danneggiate.
È ciò che ieri mattina hanno trovato alcuni passanti. Augusto Di Bastiano, presidente del Centro giuridico del consumatore, ha chiamato il 113 intorno alle 7,15. Poi è stato informato il portavoce del Comune, Mario Sbardella. La notizia si è diffusa in un baleno, quasi fosse morto Taccone per una seconda volta. Sul posto sono arrivati gli agenti della polizia scientifica del commissariato e della polizia locale. È stato compiuto un sopralluogo nella zona circostante con la speranza che la statua fosse stata abbandonata fra la vegetazione. Gli agenti non hanno trovato tracce. I resti della bici verranno custoditi in un deposito del Comune. Nel frattempo, gli investigatori hanno avviato una serie di controlli tra i rivenditori di metalli della Marsica. L’ipotesi più accreditata è che il furto sia avvenuto su commissione e che il bronzo della statua faccia gola ai ricettatori (il prezzo del bronzo usato si aggira sui 3-3.50 euro al chilo).
Per Avezzano e l’Abruzzo si tratta di un vero e proprio sfregio, come sottolinea Cristiano Taccone, figlio di Vito. «Sì, è uno sfregio nei confronti della città di Avezzano» afferma «viviamo in una società dove non c’è più il rispetto per niente e nessuno. Non è un attacco fatto a mio padre, che nella sua vita non ha fatto altro che portare il nome di questa città in tutta Italia e all’estero, ma è l’azione di qualcuno che ha mirato al bronzo. È un vile gesto».
La statua era stata inaugurata il 18 ottobre 2012 sul valico del Salviano. Un luogo non scelto a caso. Visto che proprio sul monte che porta al santuario della Madonna di Pietraquaria ha avuto inizio la leggenda del Camoscio d’Abruzzo, garzone in un fornaio che con la bici faceva meraviglie.
La cerimonia inaugurale era stata accompagnata anche da polemiche, perché il luogo prescelto in origine per collocare il monumento era un altro. Voluta dall’ex assessore Luca Dominici, la statua di Taccone era stata inaugurata dal sindaco Gianni Di Pangrazio. Lo stesso primo cittadino si mostra sconvolto per l’accaduto. «Questo atto scellerato rappresenta un affronto vergognoso e inqualificabile alla memoria di Taccone e alla Marsica intera», tuona Di Pangrazio, «e che mette in risalto un problema annoso sempre più impellente: quello della sicurezza delle persone e del bene collettivo. Oggi ad Avezzano è emergenza sicurezza, è necessaria un’azione incisiva delle forze di polizia. La prossima settimana convocherò un vertice con i responsabili delle forze dell’ordine».
Ieri sera si è riunita la commissione comunale allo Sport per decidere che cosa fare. Se la statua non sarà recuperata si pensa di sostituirla con un’altra, in tempi brevi, magari ricorrendo all’aiuto di privati.
Resta però l’affronto a Vito Taccone, che già in vita fu costretto a subire il furto di tutti i suoi trofei. Mai ritrovati.
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