AVEZZANO

Uccise l’orsa Amarena, domani va a processo: rischia fino a 2 anni

22 Dicembre 2024

Prima udienza ad Avezzano per Andrea Leombruni, il macellaio 57enne accusato di aver sparato col fucile all’orsa marsicana. Il fatto generò un’ondata di indignazione sui social. Diverse le associazioni pronte al sit-in davanti al tribunale: «L’imputato ha ferito l’intera comunità»

AVEZZANO. Si aprono le porte del tribunale di Avezzano per Andrea Leombruni, il macellaio 57enne di San Benedetto dei Marsi accusato di aver sparato e ucciso l’orsa Amarena il 31 agosto 2023. È fissata per domani mattina alle 9.30 la prima udienza nel palazzo di giustizia della città. Leombruni dovrà rispondere delle accuse di uccisione di animale aggravata e di esplosione pericolosa. Il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, insieme ad altri enti pubblici e associazioni, si costituirà parte civile nel procedimento. La vicenda ha suscitato un’enorme ondata di indignazione, diffusa rapidamente sui social e sui media locali e nazionali. Secondo le ricostruzioni era la notte del 31 agosto dello scorso anno quando l’uomo avrebbe esploso un colpo di fucile, utilizzando munizioni artigianali, mentre l’orsa si trovava nella sua proprietà, presumibilmente con l’intento di proteggere i suoi due cuccioli. Leombruni in un primo momento ha giustificato il gesto affermando di essersi spaventato dopo che l’animale avrebbe ucciso alcune sue galline. Tuttavia, molti hanno considerato la reazione sproporzionata, giudicandola un atto crudele e immotivato. Il procuratore di Avezzano, Maurizio Maria Cerrato, ha esaminato a lungo tutta la documentazione raccolta, in particolare la perizia balistica, e subito dopo ha chiuso l’inchiesta e chiesto il rinvio a giudizio dell’allevatore marsicano. L’episodio ha riacceso il dibattito sulla tutela della fauna protetta, in particolare degli orsi marsicani, specie a rischio di estinzione. Il reato contestato a Leombruni rientra nell’articolo 544 bis del codice penale, che punisce con la reclusione da quattro mesi a due anni chiunque cagioni la morte di un animale per crudeltà o senza necessità. La norma, come sottolineato dalle associazioni ambientaliste, prevede pene giudicate troppo miti, auspicando un loro inasprimento. È inoltre previsto che la fattispecie penale si configuri solo in presenza di dolo, ovvero quando l’uccisione è deliberata, mentre non si applica nei casi di negligenza o imprudenza. Intanto le associazioni ambientaliste hanno organizzato un sit-in di protesta “Giustizia per Amarena” proprio davanti al tribunale di Avezzano. Secondo Animalisti Italiani, Appennino Ecosistema, Enpa, Oipa, Lav e Wwf. «Amarena era amata da tutti e spesso si avvicinava ai centri abitati senza rappresentare alcun pericolo, tanto da essere considerata una mascotte dell’Abruzzo. La sua uccisione è stata un atto crudele e ingiustificato, che ora porterà l’indagato a rispondere davanti alla giustizia per l’uccisione di un animale innocente. Questo processo», hanno precisato, «rappresenta una battaglia non solo per Amarena, ma per tutti gli animali selvatici vittime di violenze ingiustificate. Abbiamo organizzato, in concomitanza all’udienza, un sit-in di sensibilizzazione davanti al tribunale affinché i diritti della fauna selvatica vengano tutelati». Le associazioni animaliste e ambientaliste, insieme al Parco nazionale d’Abruzzo, alla Regione Abruzzo e al Comune di San Benedetto dei Marsi, dove è avvenuta l’uccisione del plantigrado, saranno presenti in aula come parti offese, per garantire che la verità emerga e che chi ha commesso un simile reato paghi le conseguenze del suo gesto criminale. «Auspichiamo», hanno concluso, «che, considerata la condotta perpetrata ai danni di un animale innocente, appartenente a una specie selvatica protetta, l’imputato venga condannato per i reati contestati senza alcun beneficio processuale o probation giudiziale. L’autore deve rispondere pienamente delle sue azioni, che non hanno arrecato danno solo all’orsa Amarena, ma anche all’intera collettività, simbolicamente ferita da un gesto così crudele e ingiustificabile».

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