Viaggio fra il degrado nel luogo simbolo del terremoto del ‘15

18 Giugno 2014

Ecco piazza San Bartolomeo a pochi mesi dal centenario Siringhe e rifiuti in mezzo ai ruderi della città sparita

AVEZZANO. In quali condizioni si trova il luogo simbolo del terremoto del 1915 nell’anno che porta al centenario della commemorazione? Pessime. I resti della basilica di San Bartolomeo, distrutta dal sisma che il 13 gennaio rase al suolo la città, sono ricoperti dall’erba, dalle siringhe dei tossicodipendenti, dai rifiuti. E le poche lapidi rimaste a testimoniare il monumento sono state imbrattate dai vandali con lo spray. Fervono i preparativi per il centenario del terremoto e il Centro, sollecitato da alcuni lettori, è andato a vedere in che stato è uno dei simboli di quella città che non c’è più.

Sulla piccola piazza, che 99 anni fa costituiva il cuore di Avezzano, spicca un parabola fissata sul muro di un’abitazione che affaccia proprio sui pochi resti. Impossibile conoscere la storia della basilica distrutta perché l’unica tabella che dovrebbe dare delle informazioni è totalmente distrutta: si legge a malapena solo il nome dell’edificio sacro. Girando intorno al perimetro delimitato in parte da una inferriata in ferro e in parte da una protezione in plastica attaccata a delle transenne ci si rende conto che la manutenzione manca da tempo. La prima parte degli scavi è ricoperta da erba piuttosto alta e da uno strato di bottiglie, resti di cibo e qualche barattolo di latta. Tutt’intorno la situazione non cambia. Il lato di fronte alla piazza di San Bartolomeo è stato scambiato da qualcuno per una buca della posta. Ci sono lettere abbandonate, bollette non pagate e addirittura la ricevuta di una raccomandata. Il rudere del campanile che è rimasto dopo il terremoto del ‘15 è ricoperto da scritte lasciate con delle bombolette spray da qualche innamorato incivile, al quale non bastavano più le parole o dei moderni sms per testimoniare il proprio sentimento. Un tratto poi del corridoio, tra il muro di un’abitazione e gli scavi, è delimitato da una transenna e da una copertura di plastica da cantiere. Ma qualcuno, prima del nostro arrivo, l’ha spostato e ne approfittiamo per passare. Lo scenario che si apre davanti è sconvolgente. A un lato dell’area archeologica ci sono diverse siringhe e lacci emostatici abbandonati tra le pietre della basilica. Ci sono addirittura degli slip buttati tra i cocci delle bottiglie di birra e dei fogli di giornale.

La fotografia scattata in quello che dovrebbe il luogo simbolo di una tragedia ha come sfondo soltanto il degrado e l'inciviltà. E all’anniversario della catastrofe manca davvero poco.

Eleonora Berardinetti

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