Accoltellamento a Pescara vecchiaDue in manette: uno è minorenne
Svolta nelle indagini sull'aggressione del 2 ottobre nel cuore della movida cittadina. A dare 3 coltellate a Mark Angelo Sison Mandrinico, 23 anni, sarebbe stato un ragazzo di 17 anni. Insieme a lui un branco formato da altri 3 giovani
PESCARA. La squadra mobile di Pescara ha eseguito questa mattina due provvedimenti restrittivi nei confronti dei presunti responsabili del tentato omicidio di un ventitreenne pescarese, Mark Angelo Sison Mandrinico, aggredito con tre coltellate alla schiena la notte del 2 ottobre a Pescara vecchia, nel cuore della 'movida' cittadina. Giovanissimi i presunti autori del pestaggio, tant'è che gli uomini della Mobile, diretti da Piefrancesco Muriana, parlano di "un immotivato atto di bulllismo". Su richiesta del pubblico ministero presso il Tribunale per i Minorenni di L'Aquila, Antonio Altobelli, il Gip dello stesso Tribunale, Silvia Reitano, ha disposto la custodia cautelare presso un istituto di pena per infradiciottenni nei riguardi di D.D.D. di 17 anni, ritenuto l'autore materiale del tentato omicidio, e del complice Cristian Catania, di 22, ai domiciliari a Pescara su disposizione del Gip presso il Tribunale, Maria Michela Di Fine, che ha accolto la richiesta formulata dal sostituto procuratore Giusepe Bellelli, che ha coordinato le indagini con Anna Rita Mantini.
Altri due giovani, uno poco più che maggiorenne, S.S., indagato per concorso in tentato omicidio, e l'altro minorenne, M.J., indagato per favoreggiamento, sono stati denunciati all'autorità giudiziaria e perquisiti oggi dagli uomini della Polizia.
Le indagini - dice Muriana - hanno messo in luce l'esistenza di un vero e proprio 'branco', composto da giovanissimi con trascorsi personali 'difficili' e che imperversava nella zona di 'Pescara vecchia', dove aveva imposto la legge del più forte. Un gruppo conosciuto e temuto, proprio per la violenza dei suoi appartenenti, su cui aleggiava la fama di 'picchiatori'. Per questo i giovani testimoni sarebbero stati molto riluttanti a collaborare con la Mobile subito dopo l'accoltellamento. Solo in un secondo momento sono stati convinti a parlare fornendo importanti dettagli sull'accaduto e sulla responsabilità dei singoli.
Fondamentale è stata una intercettazione telefonica, nella disponibilità della polizia per un'altra indagine, in cui D.D.D. si è accollato la responsabilità dell'accoltellamento ricevendo come risposta uno sconcertante 'hai fatto bene' da un giovane interlocutore. Sempre dalle telefonate dell'aggressore si è saputo che il coltello usato gli è stato regalato il giorno prima da suo padre (gravato da numerosi precedenti penali), al quale il giovane avrebbe confidato l'accaduto rassicurandolo di essersi disfatto dell'arma tramite l'amico M.J. Probabilmente, dice sempre la polizia, l'uomo era preoccupato di un suo coinvolgimento.
Solo "futili, per non dire inesistenti", le motivazioni che hanno portato D.D.D., spalleggiato per tutta l'aggressione da Catania e altri, all'accoltellamento della vittima, "reo" di essere amico di un ragazzo inviso al "branco".
Altri due giovani, uno poco più che maggiorenne, S.S., indagato per concorso in tentato omicidio, e l'altro minorenne, M.J., indagato per favoreggiamento, sono stati denunciati all'autorità giudiziaria e perquisiti oggi dagli uomini della Polizia.
Le indagini - dice Muriana - hanno messo in luce l'esistenza di un vero e proprio 'branco', composto da giovanissimi con trascorsi personali 'difficili' e che imperversava nella zona di 'Pescara vecchia', dove aveva imposto la legge del più forte. Un gruppo conosciuto e temuto, proprio per la violenza dei suoi appartenenti, su cui aleggiava la fama di 'picchiatori'. Per questo i giovani testimoni sarebbero stati molto riluttanti a collaborare con la Mobile subito dopo l'accoltellamento. Solo in un secondo momento sono stati convinti a parlare fornendo importanti dettagli sull'accaduto e sulla responsabilità dei singoli.
Fondamentale è stata una intercettazione telefonica, nella disponibilità della polizia per un'altra indagine, in cui D.D.D. si è accollato la responsabilità dell'accoltellamento ricevendo come risposta uno sconcertante 'hai fatto bene' da un giovane interlocutore. Sempre dalle telefonate dell'aggressore si è saputo che il coltello usato gli è stato regalato il giorno prima da suo padre (gravato da numerosi precedenti penali), al quale il giovane avrebbe confidato l'accaduto rassicurandolo di essersi disfatto dell'arma tramite l'amico M.J. Probabilmente, dice sempre la polizia, l'uomo era preoccupato di un suo coinvolgimento.
Solo "futili, per non dire inesistenti", le motivazioni che hanno portato D.D.D., spalleggiato per tutta l'aggressione da Catania e altri, all'accoltellamento della vittima, "reo" di essere amico di un ragazzo inviso al "branco".
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