Amadio torna libero: «Parziale ammissione»

24 Maggio 2009

Crac Faber, imposto al costruttore l’obbligo di dimora. Ma il pm era contrario

 PESCARA. Dopo quattro giorni in cella, Enzo Amadio riacquista la libertà, agevolata da «una parziale ammissione di responsabilità» nel corso dell’interrogatorio di garanzia reso giovedì scorso davanti al gip Guido Campli che aveva ordinato l’arresto. Al 52enne costruttore pescarese, accusato di bancarotta fraudolenta per il crac da 74 milioni di euro della Faber di cui era amministratore delegato, resta applicato il solo obbligo di dimora a Pescara. Ma il pm titolare dell’inchiesta, Paolo Pompa, aveva dato parere sfavorevole alla scarcerazione.

 Il nodo dell’inchiesta che ha portato in carcere l’ex patron del Roseto e del Pesaro Basket ruota ora intorno alle dichiarazioni che domani rilasceranno al gip gli altri quattro amministratori coinvolti, tutti agli arresti domiciliari, nonché intorno alle affermazioni rilasciate dallo stesso Amadio e che tirano in ballo altri personaggi. L’accusa è di avere distratto quasi 24 milioni di euro, incamerati dalla Iniziative produttive per la realizzazione - mai avvenuta - del centro commerciale “Le Masserie” a Manfredonia. E’ storia del 2005. La società era interamente partecipata dalla Faber, che si prestò a garantire l’operazione con una fideiussione di 48 milioni. Quei 24 milioni che, secondo la procura, si sarebbero volatilizzati attraverso una serie di operazioni finanziarie (10 milioni sarebbero finiti all’estero in una società fantasma), hanno aggravato il passivo della fallita Faber.

 Il terreno destinato a ospitare il centro commerciale sarebbe stato venduto a un prezzo gonfiato. Amadio ha smentito quanto affermato al curatore fallimentare della Faber da uno degli altri arrestati, Beniamino Franchi, 65 anni, di Tossicìa ma residente a Pescara, presidente del cda di Faber e di Iniziative Produttive, secondo il quale quest’ultima società aveva acquistato il terreno a Manfredonia per 21 milioni, nonostante che il prezzo di vendita fosse nettamente superiore al valore di mercato, determinabile in quasi 4 milioni. Amadio ha sostenuto che Franchi non ha mai partecipato alla trattativa e che i 21 milioni corrispondevano al reale valore. Quattro milioni bastavano appena per cancellare le ipoteche.

 «E’ sufficiente verificare», ha detto, «la valutazione tecnica della banca», la Unicredit, capofila di un pool di banche, che altrimenti mai avrebbero erogato un finanziamento di 24 milioni. Amadio, nel corso dell’interrogatorio durato oltre due ore, ha fatto nomi spostando eventuali responsabilità su altre persone. Ma sui nuovi elementi forniti dall’imprenditore, gli inquirenti mostrano prudenza. In ogni caso, obbligheranno il pm e gli investigatori a effettuare una verifica, che provocherà un allungamento dei tempi per la conclusione dell’inchiesta.

 Domani, oltre a Franchi, saranno sentiti anche Alberto Angelini, 60 anni, di Pescara, componente del cda di Faber e Iniziative Produttive, che doveva occuparsi personalmente della costruzione del centro commerciale; Mauro Gallo, 47 anni, romano residente a Montesilvano, presidente del collegio sindacale della Faber Spa; e Stefano Bono, 51 anni, di Cagliari, ma residente a Roma, amministratore unico della Immobiliare Manfredonia Srl, che ha venduto il terreno per costruire il centro commerciale.