Cocaina a Pescara: così la banda criminale la vendeva ai giovani anche nel Palasport

29 Dicembre 2024

Personaggi di grosso spessore criminale, traffici di cocaina importanti che invadevano Pescara e provincia, luoghi di spaccio insospettabili popolati anche da tanti giovani

PESCARA. Inquietante lo scenario svelato dall'inchiesta del pm Andrea Papalia, condotta dalla guardia di finanza di Chieti. Aquilino Spinelli, l'unico finito in carcere viene considerato dal giudice delle indagini preliminari, Giovanni de Rensis, un indagato «in capo al quale non appare neppure lontanamente ipotizzabile una qualsivoglia capacità di rispettare le leggi dell'ordinamento e i dettami dell'autorità»: era ai domiciliari e nonostante tutto proseguiva senza nessuna remora la sua attività. Ma anche per i quattro finiti ai domiciliari (a questi si aggiungono altri dodici indagati) il gip non risparmia considerazioni pesanti. È il caso di Ciro Russi (poi ci sono anche Pasquale Garufo, Giusi Florindi e Claudia Camplone) «condannato irrevocabilmente tredici volte, due delle quali per alcuni dei reati più abietti che un essere umano possa compiere» e il riferimento è a due condanne in particolare: una a sei anni e l'altra a 13 anni e 3 mesi.

«Nel corso delle indagini preliminari», aggiunge il Gip, «è stato accertato come costoro abbiano posto in essere un numero davvero elevato di condotte illecite, nel corso delle quali sono stati compravenduti quantitativi di cocaina del valore di migliaia e migliaia di euro, e quindi si deve ritenere che essi siano soggetti dediti professionalmente alla commissione di delitti inerenti il narcotraffico». E poi, per quanto riguarda i luoghi dello spaccio, presidiavano addirittura anche il palazzetto dello sport Papa Giovanni in via San Marco: luogo notoriamente frequentato da giovanissimi, i soggetti più adatti da avviare al consumo di sostanze stupefacenti.

Si parla di ingenti quantitativi di cocaina, circa mezzo chilo «poi trasportata e occultata in un appartamento in via Dei Pretuzi nella diretta disponibilità di Pina D'Angelo (a suo tempo tratta in arresto dalla finanza)», e in questo episodio, che coinvolge direttamente Aquilino Spinelli, viene contestata anche l’aggravante per quest’ultimo, di aver agito mentre era «sottoposto alla misura alternativa della detenzione domiciliare come stabilito dal tribunale di sorveglianza di Trieste». Ma gli indagati battevano anche la provincia, come Cappelle sul Tavo e Città Sant'Angelo dove finivano etti ed etti di cocaina.

L’ARTICOLO COMPLETO SUL CENTRO IN EDICOLA