Dispersione idrica, uno scandalo Acqua potabile: spreco del 62,5%

27 Luglio 2024

Le province di Chieti e L’Aquila al secondo e terzo posto, Pescara è 21ª, si salva solo Teramo

Una dispersione idrica che tocca il 62,5 per cento è un’offesa alla dignità delle famiglie, una ferita inaccettabile a un territorio, quello abruzzese, che ha sete, si dibatte sofferente tra carenza idrica, terreni a secco e colture agonizzanti. L’Abruzzo è al secondo posto in Italia per la dispersione idrica: il 62,5% dell’acqua potabile immessa in rete va persa, la media nazionale è del 42,4%.
È quanto emerge dagli ultimi dati dell’Istat riferiti al 2022, anno in cui in tutta la regione sono stati immessi in rete 253,4 milioni di metri cubi di acqua, pari a 545 litri pro capite al giorno (la media italiana è di 371), ma sono stati erogati solo 95,1 milioni, cioè 205 litri pro capite (214 in Italia).
I comuni di Chieti e dell’Aquila, inoltre, sono al secondo e terzo posto della classifica italiana dei territori in cui si disperde più acqua potabile, con perdite rispettivamente del 70,4% e 68,9%. Pescara, invece, è in 21esima posizione, con perdite pari al 54,8%; si salva solo Teramo, con un dato pari al 27,9%.
Il dato sulla dispersione idrica torna ad essere attuale in un periodo di grave siccità, come quella che si sta registrando. Da settimane i gestori del servizio stanno facendo i conti con la poca acqua disponibile e stanno attuando programmi di razionalizzazione, con chiusure o riduzioni dell’erogazione, soprattutto notturne.
I cittadini, vista anche l’ondata di caldo che per oltre dieci giorni si è abbattuta sul territorio, sono esasperati. I problemi, però, riguardano anche l’agricoltura e il mondo produttivo. Secondo uno studio di Confartigianato Chieti L’Aquila, sono 2.467 le imprese abruzzesi che operano nei comparti manifatturieri con la maggiore intensità di utilizzo dell’acqua, a rischio emergenza a causa della situazione attuale.
A causa dell’emergenza si susseguono incontri e riunioni. La scorsa settimana al Comune di Pescara si sono confrontati l’Aca, gestore idrico del Pescarese e di parte del Chietino e del Teramano, associazioni di categoria e operatori economici mentre a Chieti c’è stato un vertice in Prefettura della task force – gruppo di Lavoro per la gestione delle emergenze, anche di Protezione Civile, finalizzata ad individuare misure urgenti da attuare in caso di emergenza idrica e di incendi.
COLDIRETTI abruzzo
Dopo i cinghiali arrivano le cavallette spinte dalla siccità a fare strage dei campi. A lanciare l’allarme è la Coldiretti evidenziando che ci sono sciami che stanno attaccando i campi delle campagne teramane dopo che le temperature elevate e la mancanza di pioggia hanno favorito la proliferazione massiva di quello che è uno degli insetti più temuti dagli agricoltori. Le cavallette divorano non solo le coltivazioni di erba medica e foraggi ma anche la frutta in maturazione sugli alberi, in primis pesche, susine e albicocche tardive. Una vera e propria calamità che sta spingendo gli agricoltori in molte zone della provincia teramana», spiega Coldiretti, « ad accelerare nelle operazioni di raccolta per evitare di perdere l’intera produzione, proprio nel momento in cui le aziende sono attaccate anche dai branchi di cinghiali. «Il ritorno delle cavallette è solo l’ultimo effetto dei cambiamenti climatici e della persistente siccità che stanno creando danni enormi agli agricoltori», dice il presidente di Coldiretti, Pietropaolo Martinelli, «tra mancanza di acqua, diffusione di cinghiali e ritorno delle cavallette sembra di essere di fronte all’apocalisse. Giugno è stato il mese più caldo di sempre e si fa sempre più drammatica la strage di raccolti con le produzioni che in molte aree sono state addirittura azzerate, mentre nelle stalle è lotta contro il tempo per reperire il foraggio e l’acqua necessari a salvare gli animali». Il ritorno delle cavallette è quindi il risultato della siccità sempre più preoccupante che crea squilibri e anomalie ecosistemiche ma non è l’unico problema collegato alla carenza di acqua.
Per i campi arsi dalla mancanza di pioggia alcune aziende hanno addirittura rinunciato a raccogliere il grano, mentre in alcune zone la produzione è stata letteralmente azzerata, con un crollo medio comunque superiore al 50% del raccolto. L’assenza di pioggia sta colpendo anche gli alberi da frutto e minaccia le vigne ma a preoccupare sono le previsioni della prossima campagna di raccolta delle olive, dove si stima un crollo del 50% rispetto all’anno scorso, con effetti altrettanto gravi sulla produzione di olio extravergine.
«Ad aggravare gli effetti della siccità è anche l’incapacità ad investire su un sistema infrastrutturale in grado di non far disperdere l’acqua e in grado di garantire alle aziende la sopravvivenza», dice Roberto Rampazzo, direttore Coldiretti Abruzzo, «l’acqua è un’emergenza, gli agricoltori sono costretti a pagare bollette salatissime erogate dai consorzi di bonifica a fronte di una consolidata mancanza della risrsa idrica, di inefficienze del sistema idraulico che peggiora la situazione e di un malessere che nei casi estremi induce alla chiusura delle aziende. Se sull’andamento climatico possiamo fare poco, è necessario agire con sostegni e progettualità in grado di fronteggiare la situazione a livello locale. Rilanciamo la proposta di un piano invasi sul quale sono arrivate le prime risposte nell’ultimo Dl Agricoltura ma abbiamo bisogno di un impegno forte della Regione. Si tratta di un progetto immediatamente cantierabile per una rete di bacini di accumulo, per raccogliere la pioggia e utilizzarla in caso di necessità. L’obiettivo è garantire la disponibilità idrica per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita idroelettrica, contribuendo anche alla regimazione delle piogge in eccesso e prevenendo il rischio di esondazioni. In tal senso, i consorzi di bonifica giocano un ruolo forte ma abbiamo bisogno dell’impegno, anche economico-finanziario, della Regione Abruzzo a cui chiediamo di intervenire prima che la situazione arrivi ad un punto di non ritorno».
LA CIA
La Cia agricoltori italiani Abruzzo, con una lettera all’Assessore regionale all’Agricoltura, Emanuele Imprudente, ha ufficialmente richiesto un incremento dell'assegnazione di gasolio agricolo a causa della persistente siccità che sta colpendo la regione. La prolungata carenza di piogge sta mettendo in crisi il settore agricolo, aumentando la necessità di irrigazione e quindi il consumo di carburante.
«Gli agricoltori stanno affrontando una situazione insostenibile», dichiara il presidente Cia Abruzzo, Nicola Sichetti, “Senza un adeguato supporto, molte aziende rischiano di non sopravvivere. Chiediamo alla Regione di intervenire prontamente per garantire la continuità produttiva e salvaguardare il nostro comparto agricolo».
L'attuale assegnazione di gasolio agevolato non è sufficiente per coprire l'aumento dei consumi, causando gravi difficoltà economiche agli operatori del settore. Un aumento della quota permetterebbe di mantenere adeguate condizioni di irrigazione e proteggere le colture.
«Siamo fiduciosi che le istituzioni comprenderanno l'urgenza della situazione e adotteranno le misure necessarie per sostenere gli agricoltori in questo momento di crisi», conclude Sichetti.
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