PESCARA
I bracconieri della pesca a strappo, 40 cefali a testa per il mercato nero. Rischio malattie
Sopresi e multati alla foce del fiume Pescara, sono tutto romeni. La bottarga di muggine immessa nel mercato clandestino. Trovate anche nasse con capoitoni e anguille
PESCARA. Buttano la lenza e poi la ritirano subito su con un pesce all'amo, un complice lo stacca e lo mette nel secchio e quindi in un frigo portatile. E poi di nuovo: lenza in acqua e pesce subito di nuovo su. Così via per otto, dieci volte di seguito. Alcuni riescono a prendere fino a una quarantina di pesci. Si chiama "pesca a strappo" ed è una modalità particolarmente incisiva e dannosa per la fauna ittica praticata spesso e in forma abusiva nel fiume Pescara.
Alla foce, nel porto canale, di frequente capita osservare questi bracconieri che sfidano i controlli e fanno strage di cefali in un posto tra l'altro che quanto a salubrità ci sarebbe molto da discutere. Alcuni di essi sono stati fermati e multati dalla guardie ambientali. Sono in otto e tutti di origine straniera, per lo più della Romania. Le sanzioni sono di mille euro ciascuna. Ad altri due pescatori è invece stata contestata la mancanza di documentazione per la pesca sportiva.
E i controlli di questi giorni hanno consentito anche di scoprire sempre lungo il fiume Pescara, sul molo nord, alcune nasse posizionate illecitamente. Ne sono state trovate quattro, contenenti 40 esemplari tra capitoni e anguille.
Ma torniamo alla pesca a strappo. A un fenomeno dietro il quale si cela un giro di interessi. Dagli esemplari femmina del cefalo si ricava la bottarga di muggine, che però viene immessa nel mercato clandestino senza alcun tipo di controllo sanitario così come questo tipo di controllo manca per gli esemplari di cefali che finiscono direttamente, interi, sul mercato nero.
Le guardie ambientali lanciano l'allarme per ciò che riguarda la salute pubblica perché non è affatto possibile escludere il pericolo di malattie, nel momento in cui si ingerisce questo tipo di prodotti. Per questo motivo chi ha eseguito l'operazione, con il coordinamento del direttore operativo Luigi Di Benedetto, invita i consumatori a non farsi ingannare da questo tipo di pesce considerato che non sono escluse epidemie e basti pensare a quella che ci fu nel 1990 che colpì moltissimi esemplari di cefali, addirittura milioni.
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