PESCARA

Il professore di etica Brozzetti: «Vi svelo i limiti dell’intelligenza artificiale»

la presidente Inner Wheel Paola Marramiero Quattrini e il professor Filiberto Emanuele Brozzetti

6 Febbraio 2025

Brozzetti, professore di Etica alla Luiss, al convegno di Inner Wheel club di Pescara: «L’AI non ha il nostro intuito»

PESCARA. «La vera intelligenza non è comprendere quanto ci viene detto dall’interlocutore, ma andare oltre le parole, comprendere le intenzioni. E questo l’intelligenza artificiale non può farlo». Il professore Filiberto Emanuele Brozzetti, ricercatore in AI, Diritto ed Etica alla Luiss Guido Carli di Roma, affronta il tema dell’intelligenza artificiale mettendo a confronto le capacità cognitive di una macchina con quelle umane, in una riflessione volta a dimostrare quanto empatia e intelligenza emotiva siano i nostri punti di forza. L’occasione è data dal convegno “Dalla mente naturale all’Intelligenza artificiale” che si è svolto nella sala consiliare del Comune alla presenza del sindaco Carlo Masci, della presidente Inner Wheel Paola Marramiero Quattrini e della presidente della Corte d’Appello dell’Aquila Fabrizia Francabandera.

«Ne sentiamo parlare tanto, capiamo che c’è qualcosa che si muove giorno dopo giorno e», dichiara il professor Brozzetti, «nel progettare qualcosa che pensa come noi, possiamo utilizzarla come spunto per comprendere meglio la nostra mente. Se è vero che l’intelligenza è la capacità di rispondere a tutto in modo appropriato, è anche vero che con il linguaggio non diciamo tutto. Dietro il linguaggio, spesso, esistono intenzioni nascoste e la macchina, in grado di comprendere solo il pensiero lento, non può arrivare fino a lì, non è in grado di andare oltre perché non ha, a differenza nostra, empatia e intuito».

L’intelligenza artificiale, presentata come strumento in grado di migliorare la nostra produttività ed efficienza, avrebbe dunque un grande limite: «L’assenza di valori, la mancanza di etica», dichiara il magistrato Francabandera. «Sembra un paradosso, ma siamo disposti a rinunciare al diritto per il quale lottiamo ogni giorno, il diritto alla privacy. Pur di farci proliferare da una macchina che in cambio non ci dà nulla di nuovo, arriveremo a non saper più come utilizzare la nostra intelligenza. Il rischio è che diventi così un parassita nella nostra vita, basta digitare e descrivere un caso su Chatgpt per ottenere una risposta su come un magistrato potrebbe, eventualmente, giudicare il caso. Peccato che il processo penale deve vertere a una decisione giusta, non a una decisione perfetta. Una distinzione estranea all’Intelligenza artificiale, priva di valori etici, ed è lo stesso principio di eguaglianza che rischia di essere compromesso».

©RIPRODUZIONE RISERVATA