Maestra d’asilo picchia in bagno un bimbo disabile: a processo
Nei guai un’insegnante di 67 anni accusata di aver aggredito il piccolo perché non voleva fare la pipì Le indagini della procura dopo la segnalazione di una bidella: «Gli sbatteva la testa contro il muro»
PESCARA. Una maestra d’asilo è finita sotto processo con l’accusa di aver picchiato un bimbo disabile che non voleva fare la pipì. L’aggressione è avvenuta nel bagno di una scuola dell’infanzia del Pescarese. L’insegnante, 67 anni, residente in città, è nel frattempo andata in pensione: davanti al giudice Virginia Maria Libera Scalera dovrà rispondere del reato di abuso di mezzi di correzione o di disciplina nei confronti della vittima che, all’epoca dei fatti, aveva appena tre anni e mezzo.
La prima udienza è in programma il prossimo 3 febbraio. A firmare il decreto di citazione a giudizio è stato il sostituto procuratore Marina Tommolini.
LE ACCUSE L’episodio risale al 28 marzo del 2019: dal comportamento della donna, riassume il pubblico ministero nel capo d’imputazione, è derivato «un pericolo di malattia nel corpo o nella mente» dell’alunno, affetto da un ritardo globale dello sviluppo. In base all’accusa, mentre era in bagno con il bimbo che non voleva fare la pipì e aveva cominciato a piangere e dimenarsi, la maestra lo avrebbe forzato, «strattonandolo, prendendolo per il collo da dietro e facendogli sbattere la testa contro il muro». Non solo: la donna avrebbe proseguito dandogli «pizzicotti sul braccio, tanto che il pianto e le urla del piccolo richiamavano l’attenzione dell’insegnante di sostegno, che entrava nel locale e lo prendeva in braccio».
LA DENUNCIA L’inchiesta è scattata quando una bidella, che sostiene di aver assistito direttamente all’episodio, ha contattato il preside dell’istituto comprensivo di cui fa parte la scuola per segnalare il grave fatto. A quel punto, la collaboratrice scolastica ha messo tutto nero su bianco. «Quel giorno, intorno alle ore 12», ha raccontato la donna, «ho accompagnato i piccoli in bagno per lavarsi le mani prima di andare a pranzo. Mentre mi stavo occupando dei bambini, ho visto la maestra prendere per il collo uno di loro». E qui viene descritta con precisione la sequenza ricostruita nel capo d’imputazione dal pm. «Io non potevo intervenire perché avevo in cura altri bambini, ma ho cercato di dissuadere la maestra e convincerla a smettere. Inoltre, ho provveduto subito a informare dell’accaduto la responsabile del plesso».
LE MINACCE Non è finita qui: «Prima di andare via, la maestra che aveva picchiato il bimbo mi ha detto con tono minaccioso: “Se vedi qualcosa, non devi dire nulla”. Io le ho subito risposto: “No no, cara maestra: io parlo. E i bambini non si toccano”». La segnalazione della bidella è stata girata alla procura della Repubblica di Pescara che, al termine delle indagini preliminari, ha deciso di mandare sotto processo l’insegnante.
LA DIFESA L’imputata nega ogni accusa ed è pronta a difendersi in aula da un reato punito con la reclusione fino a sei mesi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
La prima udienza è in programma il prossimo 3 febbraio. A firmare il decreto di citazione a giudizio è stato il sostituto procuratore Marina Tommolini.
LE ACCUSE L’episodio risale al 28 marzo del 2019: dal comportamento della donna, riassume il pubblico ministero nel capo d’imputazione, è derivato «un pericolo di malattia nel corpo o nella mente» dell’alunno, affetto da un ritardo globale dello sviluppo. In base all’accusa, mentre era in bagno con il bimbo che non voleva fare la pipì e aveva cominciato a piangere e dimenarsi, la maestra lo avrebbe forzato, «strattonandolo, prendendolo per il collo da dietro e facendogli sbattere la testa contro il muro». Non solo: la donna avrebbe proseguito dandogli «pizzicotti sul braccio, tanto che il pianto e le urla del piccolo richiamavano l’attenzione dell’insegnante di sostegno, che entrava nel locale e lo prendeva in braccio».
LA DENUNCIA L’inchiesta è scattata quando una bidella, che sostiene di aver assistito direttamente all’episodio, ha contattato il preside dell’istituto comprensivo di cui fa parte la scuola per segnalare il grave fatto. A quel punto, la collaboratrice scolastica ha messo tutto nero su bianco. «Quel giorno, intorno alle ore 12», ha raccontato la donna, «ho accompagnato i piccoli in bagno per lavarsi le mani prima di andare a pranzo. Mentre mi stavo occupando dei bambini, ho visto la maestra prendere per il collo uno di loro». E qui viene descritta con precisione la sequenza ricostruita nel capo d’imputazione dal pm. «Io non potevo intervenire perché avevo in cura altri bambini, ma ho cercato di dissuadere la maestra e convincerla a smettere. Inoltre, ho provveduto subito a informare dell’accaduto la responsabile del plesso».
LE MINACCE Non è finita qui: «Prima di andare via, la maestra che aveva picchiato il bimbo mi ha detto con tono minaccioso: “Se vedi qualcosa, non devi dire nulla”. Io le ho subito risposto: “No no, cara maestra: io parlo. E i bambini non si toccano”». La segnalazione della bidella è stata girata alla procura della Repubblica di Pescara che, al termine delle indagini preliminari, ha deciso di mandare sotto processo l’insegnante.
LA DIFESA L’imputata nega ogni accusa ed è pronta a difendersi in aula da un reato punito con la reclusione fino a sei mesi.
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