PESCARA
Magistrati onorari, flash mob per i diritti al Tribunale / VIDEO E FOTOGALLERY
I giudici di pace: lavoriamo a cottimo per lo Stato, senza tutele
PESCARA. Flashmob della magistratura onoraria questa mattina anche a Pescara, così come in altre città d’Italia, per protestare «contro l’anomalia di uno Stato», afferma Carla Ciccocioppo, giudice di pace a Pescara, «che nega qualsiasi forma di tutela ai giudici onorari, negando loro la dignità stessa dei lavoratori, nonostante buona parte del contenzioso pendente negli uffici giudiziari gravi sulle loro spalle».
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La protesta è partita da Palermo, dove peraltro alcuni giudici onorari sono in sciopero della fame da una decina di giorni. «Una categoria che lavora a cottimo per lo Stato», spiega Maurizio Piscione, giudice di pace a Teramo, «senza avere nessun diritto, ma soltanto doveri. E facciamo lo stesso lavoro di un giudice ordinario».
Tutto questo mentre sulla questione è intervenuta anche la Corte Europea che sostiene come il trattamento economico debba essere adeguato alle funzioni svolte: uguali mansioni, uguali diritti. E invece sembra che dopo ogni protesta (sono ormai anni che vanno avanti le sacrosante lamentele di questa categoria della giustizia), invece di migliorare, le cose vadano peggiorando sempre di più per questi lavoratori che rappresentano una sorta di “nero di Stato”.
La rivendicazione dei giudici onorari sta ormai attraversando tutto il Paese nel «fragoroso silenzio del Ministero e dei politici» come è stato detto da più parti. L’obiettivo è quello di essere riconosciuti e considerati lavoratrici e lavoratori subordinati, con tutti i diritti e doveri che derivano da tale inquadramento, visto che svolgono da decenni una funzione giurisdizionale analoga a quella dei giudici togati, ma hanno una condizione contrattuale di assoluto precariato. Vengono pagati a udienza e, in periodi come questo di emergenza Covid, è facile intuire la situazione di incertezza economica.
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Questa mattina, davanti al Tribunale, con la toga indosso e con una rosa rossa in mano, così come in questi giorni stanno protestando i loro colleghi in altre città d'Italia.
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