IL TERZO ANNIVERSARIO

Marco, orfano di Rigopiano: con loro ho perso tutto, ora faccio il pescivendolo

Laureato, figlio unico, prima della tragedia gestiva una vineria in centro: «La burocrazia mi ha massacrato, spero in un concorso»

PESCARA. Prima di Rigopiano era un giovane laureato che gestiva un'elegante vineria nel cuore della movida pescarese. Dopo quella tragedia della quale domani, sabato 18 gennaio, ricorre il terzo anniversario, Marco Foresta 32 anni a marzo, figlio unico e da tre anni orfano di Tobia Foresta e Bianca Iudicone, fa il pescivendolo. Lo racconta lui stesso, e con orgoglio, mentre ringrazia chi una possibilità di andare avanti comunque gliel’ha data, alla faccia della burocrazia che invece se lo stava divorando.«Ero in difficoltà, Quintino Paluzzi aveva preso il locale di Montesilvano, dove mia madre gestiva il negozio di intimo, per farne una pescheria. E mi ha fatto la proposta: vieni a lavorare qui, finché non trovi la tua strada puoi stare da me. Non lo sapevo fare, ma poi mi sono abituato, mi serviva». E così da febbraio dell’anno scorso Marco si è rimboccato le maniche e ha ripreso in mano la sua vita.
Sono trascorsi tre anni da quando sei rimasto senza i tuoi genitori. Qual è stato, se possibile, il momento più pesante dopo la tragedia?
Tutto il primo anno sicuramente, perché non ci ho capito niente, sono passato da un mondo a un altro, da una vita a un’altra, è stato il caos. Il secondo anno ho iniziato a realizzare che non sarebbero tornati più, che è cambiato tutto, perché non è vero che il tempo affievolisce il dolore. Ecco, diciamo che quest’anno vorrei che fosse il mio anno zero, dopo che anche lavorativamente è andata sempre peggio.
Cos’è che ti ha ferito di più?
La lentezza della burocrazia, il dover elemosinare qualsiasi cosa anche se ti spetta.
A che cosa ti riferisci?
Mi riferisco, ad esempio, al riconoscimento di categoria protetta ottenuta l’anno scorso per gli orfani di Rigopiano. Un riconoscimento importante per chi non ha più nessuno e che ti consente di avere una corsia preferenziale nei concorsi pubblici. Ecco, con tanto di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale ho impiegato nove mesi per ottenere il riconoscimento di questo nuovo status. E per fortuna nel frattempo non ci sono stati concorsi ai quali avrei potuto partecipare.
Che cosa vorresti fare?
Vorrei riuscire a fare il concorso per l’Agenzia delle entrate, sia per una questione affettiva, visto che ci hanno lavorato sia mio padre che mio nonno, ma anche per una questione di rivincita proprio nei confronti di quella burocrazia che ha rubato a mio padre 35 anni di contributi.
(s.d.l.)
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