Musica a tutto volume in piazza Alessandrini: protesta dei gestori
Gruppi di ragazzi si accalcano durante la notte davanti al Mediamuseum La rabbia dei titolari di bar e ristoranti: «Le regole valgono solo per noi»
PESCARA. Centinaia di ragazzi che, telefoni in mano come fossero a un concerto, saltano e ballano accalcati e senza mascherina, sulle note di musica dance che rimbomba dalle casse portate da qualcuno dei giovanissimi partecipanti.
Uno di loro fomenta la folla, quasi come fosse una star in piedi sul tettuccio di un'auto, parcheggiata peraltro sul marciapiede tra le aiuole, davanti alle scale del Mediamuseum, che di notte si trasformano in sedute e tavolini improvvisati con tanto di bevande da asporto, o addirittura palco per esibirsi di fronte alla calca.
Ore 2 dopo la chiusura dei locali in tutta la città, la movida si sposta abusivamente in piazza Emilio Alessandrini, di fronte al vecchio tribunale, alle spalle del centro storico. Lì, nella notte tra sabato e domenica, si è generata una vera e propria discoteca all'aperto improvvisata, in barba a tutte le regole anti Covid. Spettatore della festa spontanea, è stato Pietro Kus, titolare di un club in corso Manthoné e referente della zona per Confartigianato, che ha anche ripreso con il suo smartphone i balli sfrenati senza alcun distanziamento né utilizzo della mascherina, dimenticata in tasca o in borsa.
«Sabato sera», racconta l'imprenditore «sono stato al mio locale per vedere come stesse andando la serata. Dopo l'orario di chiusura, (le attività di Pescara vecchia, come nel resto della città il weekend possono stare aperte fino all'una e mezzo, ndc) stavo andando via e mi sono ritrovato nella piazza del vecchio tribunale, dove c'erano centinaia di ragazzi, giovanissimi che hanno creato una vera e propria discoteca, con tanto di casse. Intorno alle 2 meno un quarto, ho allertato le forze dell'ordine, ma a quanto mi risulta l'intervento è stato fatto solo attorno alle 4. Mi domando se in quell'area non ci sia il problema dei residenti. Noi titolari delle attività», continua amareggiato «veniamo continuamente sottoposti a controlli anche da uomini in borghese. Facciamo di tutto per rispettare le regole e poi invece si creano situazioni di questo genere». Kus lancia un vero e proprio quesito diretto all'amministrazione. «Vorrei che il sindaco rispondesse a queste semplici domande. Se lì qualcuno dovesse ammalarsi di Covid di chi dovrebbe essere la responsabilità? Se capitasse qualche incidente chi ne risponderebbe? In quella situazione non c'è alcun rispetto delle regole, a cominciare ad esempio dal controllo dei Green pass. In quel contesto non viene garantita la sicurezza e sicuramente è difficile assicurare i soccorsi. Da tempo si incolpa la movida, ma sono convinto che le chiusure non risolvono i problemi. Le attività sono continuamente vessate e agli esercenti non viene consentito di fare il proprio lavoro. Le scene di sabato sono la dimostrazione che non è mettendo i paletti alle attività che si scoraggiano assembramenti. Anzi quando si verificano sono completamente incontrollabili. È una questione di mancanza di educazione e senso civico», afferma.
Uno di loro fomenta la folla, quasi come fosse una star in piedi sul tettuccio di un'auto, parcheggiata peraltro sul marciapiede tra le aiuole, davanti alle scale del Mediamuseum, che di notte si trasformano in sedute e tavolini improvvisati con tanto di bevande da asporto, o addirittura palco per esibirsi di fronte alla calca.
Ore 2 dopo la chiusura dei locali in tutta la città, la movida si sposta abusivamente in piazza Emilio Alessandrini, di fronte al vecchio tribunale, alle spalle del centro storico. Lì, nella notte tra sabato e domenica, si è generata una vera e propria discoteca all'aperto improvvisata, in barba a tutte le regole anti Covid. Spettatore della festa spontanea, è stato Pietro Kus, titolare di un club in corso Manthoné e referente della zona per Confartigianato, che ha anche ripreso con il suo smartphone i balli sfrenati senza alcun distanziamento né utilizzo della mascherina, dimenticata in tasca o in borsa.
«Sabato sera», racconta l'imprenditore «sono stato al mio locale per vedere come stesse andando la serata. Dopo l'orario di chiusura, (le attività di Pescara vecchia, come nel resto della città il weekend possono stare aperte fino all'una e mezzo, ndc) stavo andando via e mi sono ritrovato nella piazza del vecchio tribunale, dove c'erano centinaia di ragazzi, giovanissimi che hanno creato una vera e propria discoteca, con tanto di casse. Intorno alle 2 meno un quarto, ho allertato le forze dell'ordine, ma a quanto mi risulta l'intervento è stato fatto solo attorno alle 4. Mi domando se in quell'area non ci sia il problema dei residenti. Noi titolari delle attività», continua amareggiato «veniamo continuamente sottoposti a controlli anche da uomini in borghese. Facciamo di tutto per rispettare le regole e poi invece si creano situazioni di questo genere». Kus lancia un vero e proprio quesito diretto all'amministrazione. «Vorrei che il sindaco rispondesse a queste semplici domande. Se lì qualcuno dovesse ammalarsi di Covid di chi dovrebbe essere la responsabilità? Se capitasse qualche incidente chi ne risponderebbe? In quella situazione non c'è alcun rispetto delle regole, a cominciare ad esempio dal controllo dei Green pass. In quel contesto non viene garantita la sicurezza e sicuramente è difficile assicurare i soccorsi. Da tempo si incolpa la movida, ma sono convinto che le chiusure non risolvono i problemi. Le attività sono continuamente vessate e agli esercenti non viene consentito di fare il proprio lavoro. Le scene di sabato sono la dimostrazione che non è mettendo i paletti alle attività che si scoraggiano assembramenti. Anzi quando si verificano sono completamente incontrollabili. È una questione di mancanza di educazione e senso civico», afferma.