Oltre 100 disabili a Roma
Ferrante di Montesilvano: c'è ancora tanto da fare
MONTESILVANO. Sono partiti alle 5 del mattino da tutte le province abruzzesi per unirsi alla manifestazione nazionale indetta a Roma dalle associazioni di categoria Fish e Fand. Mercoledì mattina a piazza Montecitorio c'erano più di cento disabili abruzzesi, molti dei quali in carrozzina.
Sotto il sole torrido di luglio e poco lontani dal corteo degli aquilani in piazza Venezia, i disabili hanno fatto sentire la propria voce con striscioni e vuvuzelas, le trombette che hanno accompagnato il campionato del mondo di calcio in Sudafrica, mentre la commissione Bilancio del Senato discuteva l'emendamento della Finanziaria relativo alle invalidità civili e all'indennità di accompagnamento.
Secondo gli organizzatori, in piazza c'erano quattromila disabili provenienti da tutta Italia. Per la questura i numeri scendono a 1.500 partecipanti. In ogni caso, a metà mattina, la protesta si è trasformata in una grande festa. La notizia dell'abrogazione dell'articolo 10 del decreto legge numero 78, promosso dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, si è diffusa tra i manifestanti intorno alle 12,30.
La gioia e l'euforia per la vittoria ottenuta di striscio si sommano all'amara considerazione che «per i disabili c'è ancora tanto da fare», al punto che «attorno a Montecitorio tutti i locali hanno le barriere architettoniche e non dispongono di servizi igienici accessibili», dice Claudio Ferrante, disabile e responsabile dell'ufficio comunale disabili di Montesilvano che ha raggiunto la capitale assieme ad oltre cento abruzzesi.
L'elemento che raccoglie maggiori soddisfazioni è la cancellazione dell'emendamento che prevedeva nuovi requisiti medico-legali per la concessione dell'indennità di accompagnamento. In altre parole, la legge prevedeva di restringere il campo ai soli disabili in stato vegetativo o di allettamento, escludendo di fatto chi soffre di distrofie muscolari o è costretto su una sedia a rotelle.
«È una norma vergognosa, che va a scardinare lo stato sociale e colpisce le fasce deboli e più emarginate della società», sottolinea Claudio Ferrante, che punta il dito contro il ministro Tremonti, reo di aver etichettato le organizzazioni che si battono per i diritti dei disabili come «enti inutili».
La commissione Bilancio del Senato ha abrogato, inoltre, il primo comma, che prevedeva l'innalzamento all'85 per cento della percentuale di invalidità necessaria per ottenere l'assegno mensile di assistenza e riservato agli invalidi civili parziali. La percentuale minima ritorna ad essere quella di prima: il 74 per cento.
Sotto il sole torrido di luglio e poco lontani dal corteo degli aquilani in piazza Venezia, i disabili hanno fatto sentire la propria voce con striscioni e vuvuzelas, le trombette che hanno accompagnato il campionato del mondo di calcio in Sudafrica, mentre la commissione Bilancio del Senato discuteva l'emendamento della Finanziaria relativo alle invalidità civili e all'indennità di accompagnamento.
Secondo gli organizzatori, in piazza c'erano quattromila disabili provenienti da tutta Italia. Per la questura i numeri scendono a 1.500 partecipanti. In ogni caso, a metà mattina, la protesta si è trasformata in una grande festa. La notizia dell'abrogazione dell'articolo 10 del decreto legge numero 78, promosso dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, si è diffusa tra i manifestanti intorno alle 12,30.
La gioia e l'euforia per la vittoria ottenuta di striscio si sommano all'amara considerazione che «per i disabili c'è ancora tanto da fare», al punto che «attorno a Montecitorio tutti i locali hanno le barriere architettoniche e non dispongono di servizi igienici accessibili», dice Claudio Ferrante, disabile e responsabile dell'ufficio comunale disabili di Montesilvano che ha raggiunto la capitale assieme ad oltre cento abruzzesi.
L'elemento che raccoglie maggiori soddisfazioni è la cancellazione dell'emendamento che prevedeva nuovi requisiti medico-legali per la concessione dell'indennità di accompagnamento. In altre parole, la legge prevedeva di restringere il campo ai soli disabili in stato vegetativo o di allettamento, escludendo di fatto chi soffre di distrofie muscolari o è costretto su una sedia a rotelle.
«È una norma vergognosa, che va a scardinare lo stato sociale e colpisce le fasce deboli e più emarginate della società», sottolinea Claudio Ferrante, che punta il dito contro il ministro Tremonti, reo di aver etichettato le organizzazioni che si battono per i diritti dei disabili come «enti inutili».
La commissione Bilancio del Senato ha abrogato, inoltre, il primo comma, che prevedeva l'innalzamento all'85 per cento della percentuale di invalidità necessaria per ottenere l'assegno mensile di assistenza e riservato agli invalidi civili parziali. La percentuale minima ritorna ad essere quella di prima: il 74 per cento.
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