Il fermo immagine del momento degli spari nel bar della strada parco

PESCARA

Omicidio strada parco, il superteste ricostruisce e conferma tutto in tre ore

In Corte d'assise a Chieti, Cavallitto scampato all'agguato parla tre ore e accuse Nobile che ha uno scatto d'ira ed esce dall'aula. Il movente, il ruolo del fiancheggiatore e il mandante

CHIETI. Oltre tre ore di deposizione da parte di Luca Cavallito, superstite dell'agguato della Strada parco a Pescara il primo agosto del 2022 e teste principale dell'accusa nei confronti di Cosimo Nobile, presunto autore, Maurizio Longo, presunto fiancheggiatore e Natale Ursino presunto mandante. L'ex calciatore pescarese ha ripercorso nei dettagli tutta la complessa vicenda che avrebbe portato al tragico agguato costato la vita all'architetto pescarese Walter Albi e non ha avuto dubbi nell'individuare in Nobile l'autore dell'agguato.

leggi anche: Walter Albi Omicidio Albi: in aula la deposizione del superteste Cavallito Riprende, in Corte d'Assise, il processo sull'agguato avvenuto in un bar nei pressi della Strada Parco di Pescara il 1° agosto 2022

La deposizione lunga tre ore di Cavallitto è stata ascoltata in silenzio da due dei tre imputati, il presunto fiancheggiatore, Maurizio Longo, e dal presunto esecutore, Cosimo Nobile. Quest'ultimo però, verso la fine, ha avuto una reazione scomposta alzandosi di scatto e urlando: «Basta! Mi sono rotto a sentire tutte queste c.... me ne voglio andare!». Momenti di tensione, dunque, e al termine dell'udienza il suo legale Massimo Galasso si è pubblicamente scusato: «Spero comprendiate il livello di frustrazione del mio assistito che si vede coinvolto in una vicenda per la quale è, dal nostro punto di vista, innocente. Non metto in dubbio nulla di ciò che ha riferito Cavallito - ha anche detto Galasso - ma dal mio punto di vista ha ricordi confusi e non veritieri.» Dall'altra parte l'avvocato di parte civile di Cavallito, Sara D'Incecco. «Non è stato facile ripercorrere quelle vicende in oltre tre ore di deposizione - ha detto la D'Incecco - ma nonostante tutto vorrei sottolineare la sua assoluta lucidità nel ricordare tutti i dettagli e la sua mancanza di dubbi nell'individuare in Nobile l'autore dell'agguato».

La ricostruzione. Come ripercorre anche l'agenzia giornalistica Ansa, on Ursino erano in corso alcuni affari che stentavano a decollare. Per quanto riguarda Cavallito, sarebbe stato emissario di un grosso carico di cocaina dall'Ecuador, 300 chilogrammi in tutto, tra personaggi albanesi e Ursino il quale avrebbe pagato oltre 500mila euro per il loro acquisto. Un primo carico di 150 chili, ad avvenuto pagamento, era atteso prima a Gioia Tauro, poi a Fiume, ma in realtà non sarebbe mai arrivato.

Per quanto riguarda il coinvolgimento di Walter Albi, era una vecchia conoscenza di Cavallito e sarebbe stato lui stesso a presentarlo ad Ursino al Porto turistico. In quel periodo Albi era vittima, a sua insaputa, di una truffa, non faceva che versare denaro ad una fantomatica società di brokeraggio a Londra, diretta da un personaggio calabrese, con la promessa di un cospicuo finanziamento, mai arrivato. Una condizione di sudditanza e frustrazione che l'avrebbe portato a chiedere soldi a chiunque, anche a Ursino che a più riprese gli avrebbe prestato circa 9mila euro, in cambio, però di alcuni favori, il più importanti di tutti una traversata transoceanica a bordo di un catamarano che Albi sosteneva di saper guidare, per portare delle persone con problemi giudiziari in Australia. Questa e altre promesse mai mantenute tanto da far indispettire Ursino.

Il ruolo di Nobile e Longo. Longo, a detta di Cavallito, era il riferimento pescarese di Natale Ursino, personaggio legato ad una delle più importanti famiglie della 'Ndrangheta calabrese; Nobile, invece, conosceva sia Longo che Ursino, aveva grossi debiti con Cavallito per partite di droga vendite senza corrispondergli la sua parte. Era, per questo, inizialmente coinvolto nel traffico dei 300 chili di cocaina dall'Ecuador, così da compensare, con la parte che gli spettava, il debito con Cavallito.

Il mancato arrivo della cocaina e la mancata traversata transoceanica avrebbero dunque indispettito Ursino a tal punto da ordinare l'agguato, attirando nella trappola del bar sulla Strada Parco Cavallito e Albi e mandando lì, al suo posto così come le due vittime credevano, il presunto killer Cosimo Nobile.

Si torna in aula il 31 ottobre con la conclusione dei teste d'accusa, poi nuovo appuntamento il 26 novembre con i primi teste di difesa.