Pescara, a rischio 16 guardie mediche e 3 presidi
La denuncia del sindacato dei medici: servizi ridotti dalla Regione per risparmiare, assistenza penalizzata
PESCARA. Dal primo gennaio 2013 la provincia di Pescara perderà 16 guardie mediche su 80 e rischia la chiusura di 3 presidi. A denunciarlo è Maria Grazia Terenzio, vice segreterio regionale del sindacato dei medici generici Fimmg: «Un decreto del presidente della Regione Abruzzo e commissario alla Sanità Gianni Chiodi», afferma, «ha introdotto tagli pesanti al servizio di continuità assistenziale. Il decreto 24 del 4 luglio scorso è un atto impositivo, che non va discusso ma applicato: così, dall’anno prossimo, il numero delle guardie mediche passerà da una ogni 3.500 residenti come prevede un accordo tra Regione e medici a causa delle asperità del territorio a una ogni 5 mila. A fronte di questi grandi numeri, sono 3 le sedi a rischio. Secondo il decreto, il compito di riorganizzare il settore è a carico della Asl di Pescara».
«Soltanto tagli». Il sindacato protesta contro i tagli inferti dalla Regione e riassunti in 4 pagine firmate da Chiodi e dal subcommissario Giuseppe Zuccatelli: «Ogni anno le guardie mediche pescaresi assicurano quasi 150 mila interventi», spiega Sandro Campanelli, segretario provinciale della Fimmg, «ma a fronte di questo dato impressionante, quasi in linea con le prestazioni offerte dal Pronto soccorso di Pescara, dalla Regione registriamo soltanto tagli». Un esempio è il progetto della Medicina in rete, sparito con la prima generazione dei tagli nel 2010: «Nel 2008», ricorda Campanelli, «è stato avviato un collegamento in rete tra i medici di famiglia e quelli di continuità assistenziale per scambiarsi le informazioni e garantire l’accesso alle cartelli cliniche dei pazienti. Un progetto promosso dai dati: prima del 2008, il tasso di accesso al Pronto soccorso, passando dalle guardie mediche, è stato del 2 per cento mentre, con la Medicina in rete, è cresciuta l’appropriatezza delle visite e il tasso si è abbattuto fino allo 0,75 per cento».
«In campo i sindaci». «Sarà una battaglia», avverte Terenzio che è anche segretario provinciale del servizio di guardia medica, «nessun sindacato è pronto ad appoggiare una scelta che penalizza l’assistenza. Spero che scendano in campo anche i sindaci per difendere i cittadini». «Invito a pronunciarsi il comitato ristretto dei sindaci della Asl, insime al direttore generale Claudio D’Amario», chiede Campanelli.
Sedi a rischio. Secondo il decreto regionale, delle 16 sedi aperte a Pescara e provincia, soltanto 13 sopravviveranno: «In servizio ci sono 80 medici. A Pescara lavorano 4 medici per turno, 2 a Montesilvano e uno negli altri 14 punti d’accesso», spiega Terenzio. Le sedi che rischiano di essere chiuse tra 5 mesi, secondo le previsioni della Fimmg, sono quelle di Catignano, una tra Caramanico e San Valentino e un’altra ancora da definire: «Ma si tratta di zone dell’entroterra e montane», sottolinea la Fimmg, «dove il territorio è vasto, la densità abitativa minore e con una alta percentuale di anziani. Prima di tagliare non si può non tenere conto di queste variabili. Invece, secondo la riorganizzazione, un numero unico (116117) prenderà il posto dei centralini delle guardie mediche e, in questo caso, sarà un medico a smistare gli interventi sul territorio. Mercoledì prossimo noi della Fimmg ci riuniremo in sede di consiglio direttivo regionale per parlare di questo problema».
Fila al Pronto soccorso. Con i tagli alle guardie mediche, il rischio è il sovraffollamento al Pronto soccorso, già in crisi per la cancellazione causa mancanza di fondi del progetto codici bianchi: «L’interruzione del progetto ha portato sovraffollamento, lunghe attese anche fino a 8-12 ore e stress lavorativo per gli operatori», dice Silvio Basile, presidente regionale del sindacato dei medici Smi, «se l’obiettivo è intercettare la domanda di cure sul territorio non si può andare avanti a forza di tagli».
©RIPRODUZIONE RISERVATA