Pescara, il superesperto conferma: "Difficile salvare quei pini"

14 Maggio 2016

Sopralluogo dell’agronomo Giovanni Morelli in viale Regina Margherita. "Intorno a questi alberi nei decenni è stato edificato di tutto: sono soffocati"

PESCARA. Accarezza i monconi di tronco rimasti nelle aiuole soffocate dall’asfalto e annuisce, abbraccia il fusto dei pini in attesa di sentenza, solleva lo sguardo verso le fronde verdissime e stavolta la testa la scuote dubbioso. No, Pescara non è più una città adatta ai pini. Questi alberi fanno parte dell’identità perduta del capoluogo adriatico, troppo urbanisticamente cambiato per poterli conservare. Si impone un cambiamento di rotta se davvero si vuole salvare il patrimonio arboreo della città. E il taglio intanto dei 15 esemplari malati e pericolanti era inevitabile.

Sembra questa la conclusione dell’appassionato e inedito sopralluogo lungo viale Regina Margherita dell’agronomo superesperto di alberi Giovanni Morelli, ieri a Pescara come ospite di punta della seconda giornata del ciclo di incontri all’Aurum dedicato alla Riserva dannunziana e ai pini di Pescara voluto dall’amministrazione comunale e organizzato da Conalpa e Pro Natura.

A seguire Morelli tecnici del Comune – gli stessi che hanno esaminato gli alberi lungo il viale e relazionato sulla loro pericolosità e sulla necessità di tagliarli, e che pendono dalle labbra dell’agronomo di fama internazionale, ansiosi di conferme alle loro conclusioni, che in effetti arrivano – dall’assessore al Verde Laura Di Pietro – a tratti addirittura esultante per il riscontro alle scelte fatte ottenuto da cotanto luminare del ramo – da vari e attentissimi rappresentanti delle associazioni ambientaliste che fanno parte del Green table istituito dal Comune a seguito della rivolta scatenata dal taglio dei pini lungo il viale principe della città. E ci sono anche residenti e pescaresi doc a sentire l’affascinante lezione dell’esperto: pongono domande che vanno dalla problematica della sicurezza – «E’ davvero possibile che cadano di schianto addosso ai passanti?» – a richieste di carattere quasi affettivo – «All’ombra di questi pini siamo cresciuti noi, i nostri genitori, i nostri figli, dobbiamo davvero farne a meno?» – che paiono avere più risposte, ma non tutte praticabili nel concreto.

«Il pino è un albero delicato, ha bisogno di condizioni particolari nel lungo periodo», spiega Morelli. «Se non cambia il modo di concepire le città sarà sempre un problema. Questi pini, d’Aleppo e domestici, non sono stati piantati ieri, sono cresciuti nell’arco, diciamo, di 50 anni. Intanto intorno è cresciuto di tutto», dice indicando asfalto (rialzato ovunque dalle radici), marciapiedi (sconnessi spesso per lo stesso motivo), rattoppi sulla strada che indicano scavi e passaggio di servizi sotterranei.

«Se si pianta un albero lo spazio di vita deve essere funzionale alla sua crescita. Bisogna piantare specie adatte al tipo di ambiente che le circonderà». E fa l’esempio di Riccione, altra città che nei pini trova una identificazione secolare: «Lì hanno un problema serissimo di convivenza con i pini, dal rialzamento dell’asfalto ai crolli. Hanno fatto delle scelte: nei luoghi storicamente identificati con questa specie arborea li hanno lasciati, prevedendo accorgimenti per la riqualificazione delle zone anche in funzione della salute degli alberi. Nei altri quartieri, dove ci sono strade, parcheggi... li hanno sostituiti».

Per quanto riguarda l’operazione di taglio decisa dal Comune, il superesperto sembra dunque concordare anche solo con «un esame diagnostico visivo». Sarebbe stato inutile e costoso il resistograf, un particolare esame sulla pianta richiesto dagli ambientalisti. Per i 5 pini da salvare prescrive prove sotto sforzo per conoscerne resistenza e stabilità. Cita tomografia e prove di trazione come gli interventi più indicati per capire lo stato di salute di questi alberi simbolo dei viali del centro cittadino. «La pioggia più che il vento è la minaccia seria per i pini», ricorda additando anche il ridotto spazio di pertinenza lasciato negli anni agli alberi giovani, che rischiano più di quelli anziani.

«Spero che le parole chiare e precise del dottor Morelli abbiano fugato ogni dubbio sul lavoro svolto dai tecnici del Comune e dagli esperti a cui abbiamo affidato la verifica della pericolosità delle alberature cittadine e sulle motivazione alla base delle decisioni assunte dall'Amministrazione comunale», il commento dell’assessore Di Pietro. «Ribadisco ancora una volta che il taglio degli alberi è stato sofferto, ma inevitabile, come ha confermato lo stesso tecnico».

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