il caso

Pescara, «Mi restavano pochi mesi, salvo grazie a un esame»

La testimonianza del presidente della Provincia Antonio Di Marco: «Solo con la colonscopia ho scoperto di avere un tumore e mi hanno operato in tempo. La prevenzione è semplice e decisiva, fatela tutti»

PESCARA. «Spero che la mia esperienza sia utile per far capire quanto sia importante la prevenzione, io mi sono salvato così». Il presidente della Provincia Antonio Di Marco non ha remore, dopo averlo già annunciato pubblicamente, a raccontare nel dettaglio come ha vinto la sua battaglia contro un male che se non fosse stato per la sua caparbietà, a detta dei medici l’avrebbe finito nel giro di quattro mesi. «Era un polipo», racconta lo stesso Di Marco, «un polipo maligno di 4 centimetri scoperto nel colon grazie alla colonscopia».

Un esame di cui oggi Di Marco si dice testimonial, «perché è visto come un esame invasivo, che si fa dopo i 50 anni e che spesso si cerca di evitare. Ma vi assicuro, io l’ho fatto a 45 anni, e mi ha salvato. Lo consiglio a tutti, non lasciatevi impressionare da quello che si dice. Sarà pesante la preparazione, bere quei due litri di roba schifosa, ma ne vale la pena, ne beviamo e ne mangiamo tante di schifezze».

È una storia recente, quella che racconta ancora come un sopravvissuto il presidente della Provincia. «Un paio d’anni fa, avendo superato i 40 anni avevo fatto un controllo di routine dal professor Lattanzio, primario di Endoscopia digestiva all’ospedale di Popoli ed era andato tutto bene. A ottobre scorso l’ho rifatto, e tutto era ancora in regola, ma a me era rimasto già dalla volta prima il pallino di fare la colonscopia. Forse un presentimento, una fissazione, non lo so, fatto sta che anche dopo le rassicurazioni del medico dopo l’ultima visita, ho chiesto e ho ottenuto di fare la colonscopia che mi ha fatto lo stesso Lattanzio il primo dicembre, abbinandoci anche una gastroscopia». È allora che lo specialista, responsabile del centro di eccellenza di Popoli, individua il polipo che neanche una Tac avrebbe rivelato. E dopo l’esame istologico che ne conferma la natura maligna quattro giorni dopo si decide per l’intervento. «Un’ipotesi a cui già mi aveva preparato Lattanzio durante la colon e che poi mi ha illustrato nei minimi dettagli all’esito dell’ultimo accertamento, lasciandomi la scelta di dove andare a fare l’intervento, di natura comunque invasiva. Ma io», riferisce ancora Di Marco, «non ho avuto dubbi: per come si erano svolte le cose, per il tipo di dialogo e di comunicazione avviata dal professore che mi ha spiegato passo passo quello che avevo e che c’era da fare, ho deciso di affidarmi a lui e alla sua équipe di Popoli. E l’11 dicembre, in meno di una settimana, mi sono operato. Ho fatto tre giorni in Rianimazione e poi già il 19 dicembre ero a casa».

«Un’esperienza positiva», racconta oggi Di Marco, «perché mi sono salvato. Perché senza quella colonscopia e senza l’intervento avrei avuto quattro mesi di vita scanditi da inappetenza e gonfiore che mi avrebbero portato a fare gli accertamenti quando ormai non c’era più nulla da fare. Invece oggi sono qui, devo fare controlli periodici, ma va benissimo, consapevole anche di aver incontrato in un ospedale di periferia come quello di Popoli, grandi professionalità».

Padre di una bambina di 21 mesi, Di Marco rivela: «Si chiama Francesca Karol in onore di Papa Francesco e di Papa Wojtyla, il Papa che lega me e mia moglie e che, come mi hanno detto i medici, ha avuto la mia stessa cosa al colon. Non lo so, io ai segni ci credo. Perché sono sempre stato sano, non ho mai fumato, non bevo e da 30 anni sono donatore di sangue. Mai avuto problemi, eppure qualcosa mi diceva che dovevo fare quell’esame. L’ho fatto e sono qui a raccontarlo».

(s.d.l.)

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