«Quasimodo, chi è costui?» I dubbi della prima prova
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In pochi al da Vinci e al Tito Acerbo si sono cimentati sul poeta siciliano Ma anche il tema storico sull’Europa del 1914 non ha raccolto consensi
PESCARA. Quasimodo, chi è costui? E la comparazione tra l’Europa di oggi e quella di cento anni fa, quando scoppiò la prima guerra mondiale? Nisba: «bisognerebbe essere preparati specificatamente», rispondono. Analisi del testo e storia dunque bocciate, dagli studenti del liceo scientifico Leonardo da Vinci e dell’Istituto commerciale Tito Acerbo, ieri alla prima prova dell’esame di maturità, quella di italiano, i quali si sono divisi tra il tema di Ordine generale, in cui c’era da commentare una frase dell’archistar e senatore a vita Renzo Piano, dal titolo «Il rammendo delle periferie», e i diversi ambiti del cosiddetto saggio breve. Per quello artistico-letterario, il titolo è stato «Il dono», per quello tecnico-scientifico «Tecnologia pervasiva», per lo storico-politico «Violenza e non violenza, due volti nel Novecento», e, infine, per il socio- economico, «Le nuove responsabilità».
Insomma, a nessuno è venuto in mente di lanciarsi su un’esegesi su «Ride la gazza, nera sugli aranci», la poesia del poeta siciliano, e guai ad affrontare i due anni ’14 che, secondo alcuni storici, presentano ben più di un tratto in comune. Al da Vinci, prima delle fatidiche sei ore di tempo concesse per gli svolgimenti dei temi, a riconsegnare il compito prima del termine ci ha pensato, tra gli altri, Elena Di Clemente, della V B. «Ho scelto “Il dono”», fa sapere. «Le altre tracce erano abbastanza complicate. E poi con il saggio breve», continua Elena, «non si è costretti a conoscere l’argomento, ma si può spaziare».
Insomma, briglie sciolte e spazio all’estro. Ma forse, se di Quasimodo fosse stata proposta una poesia della sua seconda fase, chissà, l’interesse sarebbe potuto cadere anche sull’analisi del testo. «Se al posto dell'ermetica ci fosse stata la fase politico-civile, sarebbe stato più semplice», valuta Elena. Idem Sara Apostumo, stessa classe di Elena: «“Il dono” era il titolo più fruibile», racconta. «Dava più libertà di espressione. Avrei anche svolto Quasimodo, ma era più complicato. Per l’esito, mi aspetto molto».
Sarà che al da Vinci si aspettavano qualcosa su Saba, Pirandello, d’Annunzio, o sul bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi. Ma neanche Damiana Femminella, della quinta B, ha scelto qualcosa di diverso da «Il dono».
«Ho preferito andare sul sicuro», glossa. Sullo «storico-politico» si è invece buttato Antonio Di Spena, quinta C. «Ho scelto “Violenza e non violenza”, poiché il tema è molto vicino a noi: la caratteristica della violenza ha infatti accompagnato l’uomo sin dai suoi albori», prosegue Antonio. E mentre qualcuno s’apettava anche una traccia su Nelson Mandela, o su papa Francesco, Lorenzo Tamburrino, della sezione D, ha virato sul socio-economico. «Con “Le nuove responsabilità” è andata bene», sottolinea. «Ho parlato di rivoluzione industriale, della responsabilità delle generazioni future e del cosmopolitismo». Anche All’Acerbo c’è qualcuno che ha consegnato il tema anzitempo, ed è in cortile a commentare. Pure il refrain non cambia, se non nelle opzioni del ventaglio proposto dai titoli del saggio breve. «Ho scelto la “Tecnologia pervasiva”», osserva Federico Palesse, che ipoteca un futuro all’estero dopo il diploma, della quinta A Iter, settore turistico, «poiché era un tema più accessibile e nel quale potevo esprimermi meglio».
Sul tema di Ordine generale si è spinta Giorgia Di Benedetto, quinta B, settore turistico. «Ho scritto tre colonne sulle periferie, un argomento per il quale non bisogna avere delle conoscenze particolari. So che gli altri sono arrivati in media a quattro colonne, ma io ho scritto l’essenziale». Alle periferie si è dedicata anche Valentina Di Giamberardino, compagna di classe di Giorgia. «Era quello più semplice», confessa, prima di anticipare il contenuto. «Ho fatto un parallelismo tra le favelas», racconta in tempi di mondiali brasiliani, «e i quartieri calabresi di Arghillà: tutt’e due hanno le stesse esigenze e i stessi sogni».
Erica Brandolino, della medesima classe, ha scelto il tema sulla violenza. «Ho parlato del Futurismo e dell’esaltazione della guerra. E poi di Mandela», aggiunge pensando a una laurea in Economia e commercio. Nell’ambito socio-economico si è tenuto Manuel Caroso, della quinta Igea. «La storia non mi interessava», fa notare, mentre Nicole Casaccia, della quinta B, settore turistico, con in testa una laurea in medicina, si è dedicata a «Il dono», con Marta Mazzetta, identica classe, che si è concentrata sulle questioni locali. «Ho sviluppata la traccia di Ordine generale e ho parlato dell’alluvione di Pescara. Sa, faccio parte della Protezione civile», ha rivelato, «e vorrei entrare nelle forze dell’ordine».
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