PESCARA / CHIUSA L'INDAGINE
Ragazzini maltrattati in classe: la prof finisce sotto inchiesta
L’accusa: gli alunni tra i 12 e i 14 anni umiliati di fronte ai compagni e offesi per il loro aspetto fisico L’insegnante li vessava: «Valete meno di zero». Il caso in procura dopo la segnalazione dei genitori
PESCARA. È accusata di aver maltrattato 13 ragazzini: vessazioni psicologiche, umiliazioni di fronte ai compagni, insulti irripetibili. Una professoressa ora 64enne, all’epoca dei fatti in servizio in un istituto comprensivo pescarese, è indagata nell’inchiesta innescata dalla segnalazione dei genitori. Gli episodi sarebbero avvenuti, in una scuola media, dal settembre del 2019 al febbraio di quest’anno. Il sostituto procuratore Rosangela Di Stefano ha inviato all’insegnante, così come alle parti offese, l’avviso di conclusione delle indagini, atto prodromico alla richiesta di processo. La docente, assistita dall’avvocato d’ufficio Barbara Fiucci, avrà 20 giorni di tempo per difendersi, presentando memorie, producendo documenti o chiedendo di essere interrogata. Le famiglie dei piccoli allievi, di età compresa tra 12 e 14 anni, potranno a loro volta decidere di affidarsi a un legale.
Per riepilogare la vicenda, bisogna tornare indietro allo scorso dicembre. I genitori di una delle alunne maltrattate, rappresentati dall’avvocato Angelo Pettinella, scrivono una lettera alla preside e alla dirigente dell’Ufficio scolastico regionale per denunciare il comportamento anomalo dell’insegnante.
Raccontano che la ragazzina è costantemente umiliata dalla docente durante l’orario scolastico e davanti all’intera classe. In alcune circostanze, la prof avrebbe definito l’alunna «falsa» e «un cattivo elemento» in occasione di diversi colloqui con i compagni. La piccola soffre parecchio per questa situazione, a tal punto da non voler andare più a scuola per evitare di incontrare la docente. Non solo: in più di una circostanza, la mamma è costretta a riprendere la figlia in anticipo dopo richieste da parte della minore definite «pressanti» e «supplichevoli».
La dirigente dell’Ufficio scolastico di Chieti e Pescara, Maristella Fortunato, si attiva tempestivamente e chiede alla preside del comprensivo pescarese una «relazione particolareggiata» sui fatti, in considerazione della gravità evidenziata nella segnalazione. Fatto sta che il comportamento anomalo dell’insegnante finisce al centro di un’inchiesta della procura. I genitori degli alunni vengono convocati e ascoltati in caserma dai carabinieri.
Il resto è storia recente: il pm Di Stefano valuta quelle accuse circostanziate e credibili, dunque formula il pesante capo d’imputazione. La 64enne, in più occasioni, avrebbe maltrattato «gli alunni a lei affidati per ragione di istruzione, lasciandosi andare a scoppi d’ira senza giustificato motivo, vessando gli allievi psicologicamente, umiliandoli e deridendoli davanti ai compagni di classe per ragioni legate all’aspetto fisico, alle condizioni sociali e di salute».
L’insegnante, ricostruisce ancora la procura, rivolgeva ai ragazzini una sfilza d’insulti: «Sei un’handicappata», «Hai la voce da gallina», «Mi fai vomitare», «Guardati quanto sei grasso». E ancora: «Cicciona», «Valete meno di zero, siete delle nullità». Come se non bastasse, la professoressa ha anche «offeso ripetutamente le famiglie» degli alunni con frasi del tipo: «Le vostre mamme sono cagne e lavorano di notte». Alla difesa il compito di smontare l’accusa.
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