«Rimasi sepolta per 42 ore»

9 Febbraio 2023

Il racconto di Eleonora, l’ultima estratta viva dalle macerie del sisma all’Aquila

L'AQUILA. Le notizie sul terremoto in Turchia e Siria si rincorrono e, anche se man mano che le ore passano le speranze sono sempre più ridotte, anche nella giornata di ieri ci sono state segnalazioni di persone recuperate dalle macerie anche dopo circa 50 ore. Così come capitò 14 anni fa a Eleonora Calesini, all'epoca studentessa dell’Accademia dell’Immagine. Fu l’ultima persona ad essere estratta viva dalle macerie del terremoto che provocò 309 vittime all'Aquila, causando 100mila sfollati. «È molto difficile sia per me sia per la mia famiglia guardare le immagini di queste ore: vedere case e palazzi in Turchia e Siria completamente distrutte, ho rivissuto come un flash, pensando alla mia casa all’Aquila che nel 2009 si è sbriciolata».
Il boato, il crollo, le ore di angoscia, un’angoscia ancora più opprimente per una persona sorda. Nel crollo dell’edificio in cui si trovava, in via Poggio Santa Maria, vicino alla Fontana delle 99 cannelle, persero la vita 19 persone. La salvezza per lei arrivò 42 ore dopo la scossa delle 3.32. Per sentire, Eleonora utilizzava un impianto cocleare che si toglieva di notte e che non poté recuperare nella confusione. La luce di una torcia che a un certo punto intravide tra le macerie del palazzo crollato fu l’unico segnale che la salvezza, per lei, era in arrivo.
IL DOLORE SI RINNOVA. «Se penso alla tragica vicenda del terremoto di questi giorni», spiega, «vedo sempre, comunque, l’ansia nei miei amici e nella mia famiglia». Un dolore che si rinnova. «Sono veramente senza parole – dice la giovane donna, originaria di Mondaino, nel Riminese, che ha ripercorso l’esperienza terribile del terremoto nel libro “Il movimento dei sogni” (Fandango). «Sto male al pensiero che Turchia e Siria non hanno avuto la possibilità di mettere in sicurezza almeno una buona parte degli edifici. Sto male per il fatto che la Siria sia già ferita a causa delle guerre e ora deve fare i conti anche con il terremoto. Ci sono stati tanti terremoti in pochi anni», prosegue, «e la gente deve essere aiutata dai politici e dai potenti, da soli non riusciamo a fare niente, ma tutti insieme ce la possiamo fare. Per esperienza ho visto che, anche se accadono disastri, sono cambiate pochissime cose. Prima della scossa terribile in Turchia ci sono state molte scosse anche qui dove vivo. Fa sempre paura e ho sempre il terrore di rivivere quello mi è successo a L’Aquila».
IL TEMPO NON PASSA. «Lì sotto», ha continuato la ragazza, «aspettavo qualcuno che potesse salvarmi, però il tempo passava e non potevo né sentire né vedere nulla. C’era buio e avevo tantissima paura. Il tempo passava, sì, ma quando sei lì sotto il tempo non passa mai: due ore o sei ore? Tu non lo sai, non ti rendi conto. Scatta l’istinto di sopravvivenza. Soffrivo, aspettavo, ma non ne potevo più: ho pregato tanto, sono credente e non ho smesso mai di pensare alla mia famiglia e agli amici».