Stilista di Pescara muore a Parigi a 46 anni
Raffaele Borriello stroncato da un infarto. Oggi la salma rientra in città, venerdì i funerali nella chiesa Stella Maris
PESCARA. «Mamma non torno più». Era il 1996 quando Raffaele Borriello, nato e cresciuto a Pescara e morto all’improvviso a Parigi nei giorni scorsi, lasciò l’Italia per trasferirsi in Francia e cominciare a lavorare nel campo della moda. Era appena stato a Parigi per partecipare alle Giornate della gioventù, ne aveva approfittato per consegnare il suo curriculum e la convocazione per il primo lavoro arrivò all’istante, durante il viaggio di ritorno in Italia. Quella nello staff di Balmain è stata solo la prima tappa della sua carriera, visto che Borriello ha lavorato anche per Gucci, Yves Saint Laurent e Sonia Rykiel, fino ad approdare alla Shanghai Tang, di cui era direttore creativo. Un infarto lo ha portato via il 4 luglio, a 46 anni, e a nulla è servito l’intervento a cui è stato sottoposto all’ospedale “Georges Pompidou”. Dopo l’addio a Parigi, la salma arriva oggi a Pescara (in tarda mattinata all’obitorio dell’ospedale) e venerdì, alle 10, saranno celebrati i funerali, nella chiesa Stella Maris.
È grande il vuoto lasciato da Borriello e lo dimostra la rete di amici che ha «inondato di affetto» il fratello Fabio al suo arrivo a Parigi, subito dopo la morte di Raffaele. E il motivo è presto detto. Non era solo un professionista affermato, che lavorava tanto, ma era anche una persona speciale. «Sapeva godersi le cose, faceva di tutto per godersele e ha apprezzato ogni secondo della vita», racconta il fratello intrecciando aspetti pubblici e privati dello stilista che trascorreva tre settimane in Oriente e una a Parigi e amava rilassarsi in Argentina, dove aveva aperto un negozio.
«Apprezzava l’eleganza dell’esistenza e metteva il suo tocco in tutto, con felicità e voglia di vivere. Ha avuto tanto ma si è anche sacrificato tanto e ha saputo dare molto agli altri. Aveva la capacità di coinvolgere ed era sempre presente, con chiunque, al fianco di chiunque, per aiutare chi aveva bisogno. Pur essendo lontano sapeva stare vicino alla famiglia» che aveva lasciato a Pescara e cioè i genitori, Giuseppe e Emilia, e il fratello, che vive a Padova e sta per diventare papà. Assaporava già la gioia di diventare zio, tant’è che «aveva già comprato il trio». Tornava ogni 3 mesi, e «sempre volentieri», a Pescara, dove ha studiato al “Galilei” (prima di trasferirsi a Roma per l’università) e qui conservava un buon rapporto con gli amici di scuola e quelli dell’equitazione, una delle sue passioni, insieme al pianoforte.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
È grande il vuoto lasciato da Borriello e lo dimostra la rete di amici che ha «inondato di affetto» il fratello Fabio al suo arrivo a Parigi, subito dopo la morte di Raffaele. E il motivo è presto detto. Non era solo un professionista affermato, che lavorava tanto, ma era anche una persona speciale. «Sapeva godersi le cose, faceva di tutto per godersele e ha apprezzato ogni secondo della vita», racconta il fratello intrecciando aspetti pubblici e privati dello stilista che trascorreva tre settimane in Oriente e una a Parigi e amava rilassarsi in Argentina, dove aveva aperto un negozio.
«Apprezzava l’eleganza dell’esistenza e metteva il suo tocco in tutto, con felicità e voglia di vivere. Ha avuto tanto ma si è anche sacrificato tanto e ha saputo dare molto agli altri. Aveva la capacità di coinvolgere ed era sempre presente, con chiunque, al fianco di chiunque, per aiutare chi aveva bisogno. Pur essendo lontano sapeva stare vicino alla famiglia» che aveva lasciato a Pescara e cioè i genitori, Giuseppe e Emilia, e il fratello, che vive a Padova e sta per diventare papà. Assaporava già la gioia di diventare zio, tant’è che «aveva già comprato il trio». Tornava ogni 3 mesi, e «sempre volentieri», a Pescara, dove ha studiato al “Galilei” (prima di trasferirsi a Roma per l’università) e qui conservava un buon rapporto con gli amici di scuola e quelli dell’equitazione, una delle sue passioni, insieme al pianoforte.
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