Stop Cannabis light, Acerbo accusa: una follia, farà chiudere le aziende 

Da Pescara il leader nazionale di Rifondazione lancia una campagna contro la decisione del governo E in conferenza stampa intervengono anche gli imprenditori agricoli. «È come vietare la camomilla»

PESCARA. «Una follia oscurantista. Un provvedimento illiberale, che va a colpire una filiera produttiva importante e in rapida espansione». Il partito di Rifondazione comunista scende in campo contro il divieto sulla produzione di cannabis light che il governo ha inserito nel decreto Sicurezza. Non ne fa una questione ideologica, ma di tutela di un mercato che, anche in Abruzzo, conta imprese e start up, che hanno investito nella produzione di canapa. E che, nel periodo della raccolta, offre lavoro a centinaia di braccianti.
«Siamo di fronte ad un fatto abnorme, con il Governo che conduce una crociata ideologica contro la filiera della canapa che - ricordo a questi signori - era una grande produzione agricola proprio nel periodo fascista e finì agli anni Quaranta e Cinquanta con l'Italia leader mondiale», ha dichiarato Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista. Accanto a lui, in conferenza stampa, c’erano Viola Arcuri (co-segretario regionale di Prc) e due produttori abruzzesi, Mario Muzii e Lucio Boschi. «Ho invitato due operatori del settore a intervenire in conferenza stampa per dare voce a chi lavora e investe», le parole di Acerbo.
SCELTA INOPPORTUNA. «Oggi viene messa fuori legge la cannabis light e tutte le infiorescenze che sono prive di principio attivo e che, dunque, non hanno nulla a che fare con le droghe leggere. È come se mettessimo fuori legge la camomilla». Acerbo è stato chiaro: «In questo caso non stiamo discutendo della legalizzazione, o meno, delle droghe leggere. Non parliamo di nulla di illegale, il cui blocco, al contrario, rischia di alimentare il mercato nero dell'illegalità». A destare preoccupazione sono i risvolti che tale scelta potrebbero avere sul mondo produttivo.
«È un' assurdità», ha sottolineato Acerbo, «che metterà in crisi centinaia di imprese in Italia e in Abruzzo, che danno lavoro a migliaia di persone che operano nel settore agricolo. Una intera filiera messa in crisi per fare propaganda e demagogia. Bisogna fermare questo provvedimento: chiediamo ai parlamentari abruzzesi di informarsi prima di votare un testo insensato, comprensibile forse negli anni Settanta, quando in materia c'era assoluta ignoranza. Non oggi, che si conosce in modo approfondito l'utilizzo, anche terapeutico, della cannabis light. Se passerà la linea del governo, si andrà a colpire duramente un settore produttivo ad ampio raggio, che va dallo shampoo ai prodotti per la cosmesi passando per quelli alimentari e medicali». Il segretario nazionale di Rifondazione ha ricordato come anche le associazioni di categoria, in particolare Coldiretti e Cia, si siano espresse contro il divieto di produzione della cannabis light.
PRODUTTORI IN GINOCCHIO. Ci hanno messo la faccia, esprimendo perplessità «per un provvedimento che colpisce aziende e start up, che hanno investito su questo tipo di produzione». Muzii, produttore di cannabis light in un’azienda del pescarese spiega che «senza nessun tipo di considerazione ideologica possiamo dire, parlando di numeri, che questo settore dà lavoro in Italia ad oltre 11mila persone: la mia azienda nel periodo della raccolta impiega oltre 250 operatori stagionali tutti assunti secondo il Contratto nazionale di lavoro per l'agricoltura. Parliamo di padri e madri di famiglia con conseguenze facilmente immaginabili».
E c'è chi, come Boschi, ha da poco avviato una start up sulla produzione di cannabis light: «Un paradosso», dice, «che lo Stato finanzi la start up e, poi, ci impedisca di operare. Con la mia impresa sono stato in visita dal console italiano a San Francisco e all'ambasciata parigina, accolto come una delle migliori start-up italiane. La canapa è riconosciuta dall'Ue anche sotto il profilo dell'erogazione di contributi alle aziende che la producono. Il resto d'Europa si sta muovendo in direzione diametralmente opposta rispetto all'Italia, che sta tornando in dietro con scelte assolutamente non condivisibili». L’emendamento del governo che vieta la coltivazione e la vendita di infiorescenze, resine e oli di canapa, è stato approvato mercoledì scorso dalla commissione Affari costituzionali e Giustizia della Camera: il disegno di legge così modificato verrà, poi, discusso in aula a settembre. C’è tempo per fare retromarcia.
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