Uccide l’ex moglie e vieta ai figli di andare al funerale
Orietta è stata assassinata insieme al compagno in un parcheggio a Bazzano Esequie in Albania, l’assassino dal carcere ha voluto fare un ultimo sfregio
L’AQUILA. L’ha schiavizzata per anni, ha trasformato la vita familiare in un inferno. Quando lei, esasperata, è riuscita a scappare da lui tentando di rifarsi una vita con un uomo che avrebbe sposato a luglio, l’ha uccisa vigliaccamente sparandole un colpo di pistola alla nuca. Ha trucidato alle spalle anche il fidanzato della ex moglie che lui, l’assassino, non avrebbe mai avuto il coraggio di affrontare faccia a faccia. Ma anche dopo aver infranto i sogni di futuro della sua ex moglie, dal carcere, da cui probabilmente non uscirà più, Bruno Kapplani ha voluto fare un ultimo sfregio a quella donna che aveva sposato quando lei aveva 17 anni e che per lui era diventato un bene di proprietà di cui disporre a piacimento.
Una settimana fa in Albania, nella città di Scutari, si sono svolti i funerali di Orietta e del suo fidanzato. Per riportare le salme nel paese di origine delle due vittime c’è stata una gara di solidarietà fra tante persone: dalla diocesi, alla parrocchia di San Gregorio, alle suore della frazione aquilana e ad altri che hanno messo insieme la somma necessaria al trasporto in Albania. Anche i consiglieri comunali dell’Aquila hanno donato un gettone di presenza per dare una mano alla famiglia di Orietta.
Ma dal carcere l’assassino non solo non mostra segni di pentimento, ma nemmeno pietà per le sue vittime. Il giorno prima della partenza delle salme dall’Italia, aveva autorizzato i figli a prendere parte al funerale e quindi andare con gli zii materni a rendere l’ultimo saluto alla madre. Poi ci ha ripensato e ha negato il permesso. Lo ha fatto su un foglio di carta dove ha scarabocchiato una frase sconnessa ma dal significato chiaro: i figli non vanno in Albania. Quel foglio è arrivato all’avvocato di parte civile, Guglielmo Santella, che poi lo ha fatto conoscere alla famiglia di Orietta. L’uomo, l’assassino, per una di quelle stranezze della giustizia italiana ha ancora la patria potestà sui figli che sono tutti minorenni. La più grande compirà 18 anni fra 4 mesi. Dunque è lui che decide sui destini dei ragazzi. E lo fa dal carcere come se fosse ancora il padrone delle vite altrui. Orietta (36 anni) e il fidanzato (40 anni)sono stati uccisi il 17 gennaio scorso nel parcheggio di un supermercato a Bazzano, a due passi dal bivio per Paganica sulla strada statale 17. I due, insieme alla madre di lei che Bruno Kapplani (48 anni) ha risparmiato, erano appena risaliti in macchina dopo aver fatto la spesa. È stato a quel punto che l’uomo come una furia si è avvicinato all’auto (una Opel Zafira), ha sfondato con il calcio della pistola il vetro lato passeggero e ha freddato con un colpo alla nuca l’ex moglie. Poi ha sparato anche a Shpetim Hana.
Un gesto meditato da tempo (le minacce alla ex moglie erano diventate frequenti) e progettato nei minimi dettagli tanto che Kapplani aveva acquistato una pistola da una persona che aveva rubato l’arma in una casa inagibile nella zona del Torrione. Per questo l’omicida è accusato anche di ricettazione. Quando i carabinieri lo hanno arrestato ha biascicato: «Le avevo detto di non portare quell’uomo a casa mia dove ci sono i miei figli. Lei non l’ha fatto e l’ho uccisa». La sua schiava si era ribellata e il marito padrone non poteva sopportarlo. Ora l’ha colpita anche da morta, negando ai figli di portare un fiore sulla tomba della mamma.
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