MONTESILVANO
Ucraini ripuliscono la pineta e lanciano un appello: "Non cacciateci"
Il centinaio di profughi ospitato in hotel chiede a Comune, Prefettura e Regione di non essere trasferito
MONTESILVANO. Ripuliscono la pineta e lanciano un appello a Comune, Regione e Prefettura: "Non cacciateci". I circa 100 profughi ucraini (di cui oltre 30 bambini) ospitati nell'Hotel Excelsior di Montesilvano chiedono alle autorità di non essere trasferiti, di non aggiungere "crudeltà a crudeltà".
Dal mese di marzo scorso, i prufughi sono stati ospitati nella struttura alberghiera di Montesilvano nell'ambito del programma di accoglienza disposto dagli organi competenti. Si tratta prevalentemente di donne e bambini (alcuni dei quali in tenerissima età) ai quali, nel mese di maggio, si sono aggiunti un discreto numero di rifugiati provenienti dalla città martire ucraina di Mariupol.
Mediante lo sforzo delle autorità regionali e locali, del personale della protezione civile e con l'aiuto di numerosi volontari residenti in loco, si è riusciti ad inserire tutti i bambini nel percorso scolastico, a completare il programma vaccinale, ad iscriverli al servizio sanitario nazionale, a dare loro assistenza ed orientamento con mediatori linguistici, tutti residenti in prossimità dell'hotel, ad inserirli in corsi gratuiti per l'insegnamento della lingua italiana, a immetterli in percorsi lavorativi, stage tuttora in essere, alcuni dei quali tenuti nella medesima struttura alberghiera.
Un discreto numero di rifugiati, poi, essendo completamente privo di risorse, ha trovato piccole occupazioni lavorative nei tanti locali della costa pescarese oppure in famiglie del posto come badanti e baby sitter. Tutto ciò è stato possibile grazie alle opportunità economiche offerte della zona di mare e dal fatto che, dopo otto mesi, queste persone sono divenute una vera e propria comunità che, dunque, si aiuta vicendevolmente.
Purtroppo, a seguito delle disposizioni introdotte dal decreto legge 21/2022 e della recente ordinanza della Protezione civile 937 del 20/10/2022, è stata sancita la cessazione, entro il prossimo 27 novembre, dell'accoglienza alberghiera, con dirottamento negli hotspot fuori dalla regione Abruzzo in strutture che, per quanto è stato possibile già verificare dalla recente cronaca nazionale, appaiono oggettivamente inidonee ad accogliere questo tipo di immigrazione costituita da donne e bambini.
Alcuni profughi trasferiti in Campania, infatti, sono recentemente tornati nel teramano a seguito dell'accertata inidoneità igienico-sanitaria del centro campano. Altri sono stati collocati in centri con 20 letti a castello ed unico bagno. Comunque l'intento del legislatore, espressamente reso noto nella citata ordinanza, è quello di ridurre il costo di mantenimento pro capite dei rifugiati da euro a 33 (costo per assistenza diffusa) senza più richiamare i precedenti buoni propositi di fornire assistenza sanitaria, linguistica e legale.
Una prospettiva, quella in discussione, che spaventa non poco i profughi e tutto il gruppo di volontari che hanno assistito la comunità ucraina ospitata nell'albergo Excelsior di Montesilvano, che hanno toccato il picco delle 170 unità. E’ per questo che chiedono che sia mantenuto l'attuale collocazione alberghiera, in quanto lo spostamento per gruppi famigliari costituirebbe ulteriore e grave pregiudizio per queste persone, costringendole a perdere la rete di assistenza e protezione che, fino ad ora, hanno potuto godere e che si è occupata e si occupa volontariamente di loro.
La comunità di Montesilvano si è stretta intorno a questi profughi sia dal punto di vista economico sia morale. Basti pensare che per le persone che provengono da Mariupol, significherebbe isolarle nuovamente dal "mondo" dopo che, per diversi mesi, sono state costrette in modo ininterrotto a rifugiarsi sotto degli scantinati o sotto la ormai tristemente nota Acciaieria Azov. Loro non hanno più nulla ma, vivere quotidianamente a contatto con altri 100 connazionali, costituisce, come è ragionevole ritenere, motivo di grande valenza e sostengo psicologico.