Urbanistica, D’Alfonso respinge le accuse
Corruzione, il sindaco: regolari i contributi all’associazione Amici del Pescara. |
PESCARA. Luciano D’Alfonso esaurisce in poco più di mezz’ora il suo ennesimo faccia a faccia con i magistrati. Il sindaco è tornato ieri mattina in procura per il ramo dell’inchiesta sul Comune che riguarda l’urbanistica e gli accordi di programma.
Un filone prosciugato dagli stessi pm Pietro Mennini, Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli, che hanno stralciato la parte più sostanziosa del fascicolo. Quella cioè che il pool ha passato al collega Gennaro Varone, titolare dell’indagine - già chiusa - sulle presunte tangenti al Comune di Pescara.
Sul fronte urbanistica, restano in piedi solo alcune ipotesi di reato che sembrano navigare verso una probabile archiviazione. D’Alfonso è tra i 33 indagati - tra politici, imprenditori e funzionari del Comune - convocati dal pool di magistrati prima della chiusura dell’inchiesta. Ma a sostenere l’interrogatorio, è il solo Mennini. Tre le accuse in tutto, davanti alle quali D’Alfonso non fa che ribadire quanto già verbalizzato nei precedenti interrogatori.
C’è un’ipotesi di corruzione, legata a un versamento di 25mila euro effettuato da un imprenditore all’associazione Amici della Pescara Calcio, nata con l’obiettivo di aiutare la società biancazzurra in difficoltà finanziarie. D’Alfonso si era adoperato presso alcuni imprenditori per far ottenere al club dei contributi, che si concretizzarono in 400 mila euro rimasti fermi in una banca di Pescara. L’ipotesi di reato venne ventilata dal pm Aldo Aceto (ora giudice a Larino), che per primò avviò l’inchiesta. Perché la corruzione? Perché D’Alfonso, in cambio di quel versamento che a lui però non aveva portato alcun vantaggio, avrebbe favorito il costruttore in un accordo di programma. Così, D’Alfonso avrebbe commesso anche un abuso in concorso con l’imprenditore, con progettisti e un dirigente comunale.
Infine, c’è l’ipotesi di favoreggiamento per avere avvertito l’ex assessore Licio Di Biase che i suoi telefoni erano sotto controllo. Proprio Di Biase, ieri mattina, è stato sentito da Mennini. Il suo nome è legato a quello del costruttore Aldo Primavera, pure interrogato ieri. Di Biase è indagato per corruzione e finanziamento illecito ai partiti. Secondo l’accusa, avrebbe chiesto a Primavera di acquistare 150 copie di un suo libro in cambio di agevolazioni nella sua attività, facendo parte della commissione urbanistica del Comune. Fu proprio l’imprenditore, in una telefonata intercettata, a lamentarsi di avere pagato senza aver ottenuto alcun lavoro.
Ma l’ex consigliere, difeso dall’avvocato Barbara D’Angelosante, ha respinto le accuse, sostenendo che, all’epoca, sedeva sui banchi dell’opposizione e, dunque, non aveva potere. A riprova della sua estraneità ai fatti, Di Biase ha prodotto al magistrato una documentazione dettagliata, con le fatture relative alla vendita.
Oggi gli interrogatori in Procura proseguiranno con l’arcivescovo emerito di Pescara Francesco Cuccarese e il gestore della Fondazione Ivec Luciano Carozza. L’alto prelato, accusato di truffa ai danni dello Stato, sarà chiamato a rispondere sull’attività della sua fondazione In Veritate e Caritate e dunque sulla realizzazione della Cittadella della carità. Rinviata alla prossima settimana, invece, l’audizione dell’ex braccio destro di D’Alfonso, Guido Dezio. Venerdì scorso, a comparire in procura, su sua stessa richiesta, è stato Guerino Testa.
Al consigliere comunale del Pdl, difeso dall’avvocato Ernesto Torino Rodriguez, è contestato un finanziamento al suo partito, Forza Italia, di 400 euro ottenuto da un’impresa. Testa, che deve rispondere in qualità di coordinatore provinciale di Forza Italia, ha spiegato di avere prodotto ai magistrati la documentazione relativa al contributo, che sarebbe stato regolarmente registrato.
Un filone prosciugato dagli stessi pm Pietro Mennini, Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli, che hanno stralciato la parte più sostanziosa del fascicolo. Quella cioè che il pool ha passato al collega Gennaro Varone, titolare dell’indagine - già chiusa - sulle presunte tangenti al Comune di Pescara.
Sul fronte urbanistica, restano in piedi solo alcune ipotesi di reato che sembrano navigare verso una probabile archiviazione. D’Alfonso è tra i 33 indagati - tra politici, imprenditori e funzionari del Comune - convocati dal pool di magistrati prima della chiusura dell’inchiesta. Ma a sostenere l’interrogatorio, è il solo Mennini. Tre le accuse in tutto, davanti alle quali D’Alfonso non fa che ribadire quanto già verbalizzato nei precedenti interrogatori.
C’è un’ipotesi di corruzione, legata a un versamento di 25mila euro effettuato da un imprenditore all’associazione Amici della Pescara Calcio, nata con l’obiettivo di aiutare la società biancazzurra in difficoltà finanziarie. D’Alfonso si era adoperato presso alcuni imprenditori per far ottenere al club dei contributi, che si concretizzarono in 400 mila euro rimasti fermi in una banca di Pescara. L’ipotesi di reato venne ventilata dal pm Aldo Aceto (ora giudice a Larino), che per primò avviò l’inchiesta. Perché la corruzione? Perché D’Alfonso, in cambio di quel versamento che a lui però non aveva portato alcun vantaggio, avrebbe favorito il costruttore in un accordo di programma. Così, D’Alfonso avrebbe commesso anche un abuso in concorso con l’imprenditore, con progettisti e un dirigente comunale.
Infine, c’è l’ipotesi di favoreggiamento per avere avvertito l’ex assessore Licio Di Biase che i suoi telefoni erano sotto controllo. Proprio Di Biase, ieri mattina, è stato sentito da Mennini. Il suo nome è legato a quello del costruttore Aldo Primavera, pure interrogato ieri. Di Biase è indagato per corruzione e finanziamento illecito ai partiti. Secondo l’accusa, avrebbe chiesto a Primavera di acquistare 150 copie di un suo libro in cambio di agevolazioni nella sua attività, facendo parte della commissione urbanistica del Comune. Fu proprio l’imprenditore, in una telefonata intercettata, a lamentarsi di avere pagato senza aver ottenuto alcun lavoro.
Ma l’ex consigliere, difeso dall’avvocato Barbara D’Angelosante, ha respinto le accuse, sostenendo che, all’epoca, sedeva sui banchi dell’opposizione e, dunque, non aveva potere. A riprova della sua estraneità ai fatti, Di Biase ha prodotto al magistrato una documentazione dettagliata, con le fatture relative alla vendita.
Oggi gli interrogatori in Procura proseguiranno con l’arcivescovo emerito di Pescara Francesco Cuccarese e il gestore della Fondazione Ivec Luciano Carozza. L’alto prelato, accusato di truffa ai danni dello Stato, sarà chiamato a rispondere sull’attività della sua fondazione In Veritate e Caritate e dunque sulla realizzazione della Cittadella della carità. Rinviata alla prossima settimana, invece, l’audizione dell’ex braccio destro di D’Alfonso, Guido Dezio. Venerdì scorso, a comparire in procura, su sua stessa richiesta, è stato Guerino Testa.
Al consigliere comunale del Pdl, difeso dall’avvocato Ernesto Torino Rodriguez, è contestato un finanziamento al suo partito, Forza Italia, di 400 euro ottenuto da un’impresa. Testa, che deve rispondere in qualità di coordinatore provinciale di Forza Italia, ha spiegato di avere prodotto ai magistrati la documentazione relativa al contributo, che sarebbe stato regolarmente registrato.