Via Rigopiano, lo sfratto finisce in un flop

25 Ottobre 2019

Pettinari (M5S): «Serve un posto fisso di polizia». L’abusivo: «I miei figli stanno male, ma andrò via»

PESCARA. Sfratto “fallito” ieri nelle case popolari di via Rigopiano, angolo via Passo della Portella, dove gli occupanti abusivi sono tanti e spesso battibeccano con i residenti stanchi di soprusi, schiamazzi, spaccio e risse, più volte denunciati alle forze dell’ordine che presidiano regolarmente uno dei rioni più caldi della città.
È il vice presidente del consiglio regionale Domenico Pettinari, che ha fatto dell’abusivismo la sua battaglia per la legalità, a raccontare che cosa è accaduto ieri mattina: «Uno sgombero è fallito malgrado tutte le carte fossero in regola. Le forze dell’ordine e il personale amministrativo Ater hanno dovuto fare dietro front e lasciare in casa una famiglia di cui i residenti del quartiere chiedevano da tempo l’allontanamento». La famiglia in questione è quella di Vesel Amet, 31 anni, macedone di Skopje, che per anni ha occupato abusivamente un alloggio al civico 88/9 di via Rigopiano, con la moglie Ramona e sei figli. Amet, vittima di un accoltellamento nei mesi scorsi, ieri sera ha contattato la redazione del Centro per spiegare le sue ragioni. Non ha nascosto di «essere un inquilino abusivo», ma di esserlo perché «malgrado io abbia chiesto ripetutamente un contratto all’Ater per occupare una casa con tutti i diritti, mi è stato sempre rifiutato».
Ieri non ha potuto, così dice il macedone, lasciare l’alloggio perché «4 dei miei 6 figli sono malati e un’altra, invalida, è ustionata e sta male. Il medico che li ha visitati non ha ritenuto opportuno spostarli da casa, che non erano trasportabili fuori casa». Pettinari, nella sua nota, scrive che «malgrado tutte le carte per lo sfratto fossero in regola, e in presenza dell’ambulanza e del personale medico per il trasferimento di cose e persone, nulla è stato possibile davanti alle proteste degli occupanti».
Amet (assistito dal legale Tullio Zampacorta) che dice di essere titolare di una ditta di traslochi «e non uno spacciatore», e che «mi guadagno soldi onestamente», chiede a Pettinari «perché ce l’ha tanto con me?». E poi annuncia: «Mi hanno dato 7 giorni di tempo per andarmene, e io me ne andrò perché ho preso una casa a Spoltore, ma devo ancora allacciare le utenze». Conclude, Pettinari: «Ieri è stato un buco nell’acqua, ma lo sfratto serve a poco se non è accompagnato da un posto fisso di polizia».(c.co.)